Leggende sulle Castagne

domenica, Gennaio 1, 2012 @ 01:01 PM

La storia è ricca di credenze e leggende sugli episodi e sulle cose spicciole, di tutti i giorni: il castagno, in quanto elemento molto presente nel panorama botanico italiano e la castagna, come elemento base di sussistenza per i poveri di numerose generazioni, non sono sfuggiti a questo fenomeno. Di seguito sono presentate alcune leggende e curiosità:

Perché le castagne hanno il riccio
Tanto tempo fa, le castagne non avevano il riccio, ma erano appese ai rami come le mele. Un giorno tre castagne decisero che quell’inverno non volevano soffrire né il caldo né il freddo ed andarono dal castagno più vecchio per farsi dare un consiglio. Arrivate da lui gli chiesero:

Come fare a non soffrire né il freddo né il caldo?
– l’albero rispose:
Dovete chiamare i ricci del bosco e dire loro di portare gli amici morti- Le castagne fecero come aveva detto loro il grande castagno: i ricci portarono gli amici morti, tolsero loro la pelliccia spinosa e la avvolsero sulle castagne. Da quel giorno le castagne ebbero il riccio.

La leggenda di Sant’Antonio
Centinaia di anni fa, quando c’era molta povertà, a Sant’Antonio, in Val Masino, viveva una povera donna con i figli. Il problema principale era cercare un po’ di cibo per sfamare i suoi bambini. Un brutto giorno, non riuscì a trovare niente; così, vedendo la fame dei propri figli, non seppe far altro che prendere una pentola, riempirla di sassi e metterla sul fuoco, fingendo che fossero castagne. Mentre l’acqua bolliva, cercò di distrarre i bambini raccontando loro le cose più strane, sperando così di addormentarli facendo loro dimenticare, per quella sera, la cena. La fame, però, aveva continuamente il sopravvento spingendo i bambini a chiedere alla madre se le castagne fossero cotte. Ormai i sassi cuocevano da molto tempo e la donna decise di raccontare la verità ai figli. Prese la pentola dal fuoco e, posandola per terra fece avvicinare i bambini: con grande stupore vide che i sassi si erano tramutati in castagne. Così la poveretta, almeno per quel giorno, riuscì a sfamare i suoi piccoli.

Perchè il frutto della castagna si apre a croce?
Un’antica leggenda narra di un piccolo paese di montagna i cui abitanti molto poveri non avendo di cui mangiare si rivolsero a Dio pregandolo di dar loro di cui sfamarsi. Il buon Dio sentite le loro preghiere diede loro una pianta da cui poter raccogliere frutti nutrienti da poter mangiare, il castagno; ma il Diavolo visto quello che Dio aveva fatto, per impedire che la gente potesse raccogliere i frutti, li avvolse in un guscio spinoso. Presi dallo sconforto gli abitanti del piccolo paese ritornarono nuovamente a pregare Dio ed egli sceso in mezzo a loro fece il segno della croce: i gusci spinosi come per miracolo si aprirono, e da quel giorno, quand’è periodo, i frutti di questa pianta si aprono a croce.

La leggenda del castagno
Gli uomini della montagna, esasperati dalla scarsità di cibo, decisero di scendere a valle dove tanti e fecondi erano i frutti della terra. Ne informarono S. Ubaldo che viveva fra loro per evangelizzarli; il sant’uomo tentò di convincerli che a valle vi era sì abbondanza di cibo, ma anche nebbia e malaria. I montanari erano irremovibili. A S. Ubaldo non rimase altro da fare che inginocchiarsi e pregare Dio affinché mandasse a quella gente il pane.
Si trovava sotto un grande albero frondoso e, al termine della preghiera, volse in alto lo sguardo: subito dall’albero si staccò un frutto che cadde al suolo. Curiosi gli uomini lo raccolsero ma rimasero delusi vedendo che era ricoperto di spine. S. Ubaldo però non si perse d’animo, benedisse la piccola sfera spinosa e quella improvvisamente si aprì a croce svelando tre piccoli frutti scuri e rotondi.

Il Castagno dei Cento Cavalli
castagno dei 100 cavalliE’ un albero di castagno plurimillenario, ubicato nel Parco dell’Etna in territorio del comune di Sant’Alfio. Avrebbe dai due ai quattro mila anni di vita , è l’albero più antico d’Europa ed il più grande d’Italia. Misura circa 22 mt di circonferenza del tronco, per 22 mt d’altezza. Nel 1923 il tronco principale dell’albero fu intaccato da un incendio, che, secondo una non comprovata tradizione orale, sarebbe stato appiccato per ritorsione da alcuni abitanti di Giarre, cui era invisa l’autonomia amministrativa ottenuta dal paese di Sant’Alfio (proprio dal comune giarrese).
Il fondo dove sorge il castagno era di proprietà di alcune famiglie del notabilato locale e venne usato come luogo di conviviali e banchetti per ospiti illustri. Nel 1965 l’albero fu espropriato e dichiarato monumento nazionale. Solo alla fine del XX secolo alcuni enti locali hanno avviato una serie di studi per tutelare e conservare il castagno.

La sua storia si fonde con la leggenda…
Si narra che la Regina Giovanna I d’Aragona con al seguito cento cavalieri e dame, coi loro cavalli, fu sorpresa da un temporale durante una battuta di caccia nelle vicinanze dell’albero e proprio sotto i rami trovò riparo con tutto il numeroso seguito. Il temporale continuò fino a sera, così la regina passò sotto le fronde del castagno la notte in compagnia, si dice, di uno o più amanti fra i cavalieri al suo seguito.

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