Corenno Plinio: ville e opere minori
La darsena del Cagnola
Tra il gennaio 1809 e il novembre 1810 il conte Gianmario Andreani affidò al cugino, il famoso architetto Luigi Cagnola, noto esponente del neoclassicismo lombardo, la progettazione darsena del suo palazzo. È un edificio a parallelepipedo con copertura a padiglione in coppi e beole. Le testate d’angolo sono evidenziate da bugne lisce collegate da una semplice cornice di sottogronda. Il lato maggiore a lago è ornato da fornici ciechi evidenziati da una ghiera neoclassica. Nel lato sud, in fregio al molo, c’è l’apertura per le imbarcazioni con un arco di grande proporzioni completato da un possente cancello. L’intero edificio poggia su uno zoccolo in pietra da taglio con murature lievemente inclinate e coronate orizzontalmente da un cordone a profilo semicircolare. Completano la struttura i muraglioni del molo esterno di armoniose forme e finiture (testate semicircolari) e la semplice scala d’accesso ai natanti.
Il palazzo Candiani
Edifico compatto con portale centrale sovrastato da un robusto terrazzo e un’apertura doppia ad arco. A lago, nel lato sud, una stretta ala dell’edificio si protende sullo strapiombo sottostante, scavata al centro da una loggia con sei archi poggianti su colonnine e pilastri d’angolo in serizzo. Sempre sul lato a lago ci sono alcuni volumi coevi e altri aggiunti in diverse epoche. Delizioso è il doppio arco con colonnina con archi in cotto, una sorta di bifora a vela che immette ad un terrazzino belvedere.
Il molo
Mentre oggi ospita principalmente imbarcazioni da diporto, il molo, fin dal Medioevo riparava dai venti barche da pesca e per il trasporto di merci e persone. Costituiva certamente un punto vitale per gli abitanti che vivevano della pesca e del commercio dei prodotti agricoli.
Rifatto tra il XIX e XX secolo nei muraglioni che si protendono nel lago entrambi a tenaglia, descrivendo un perimetro quadrangolare. Foto d’epoca testimoniano i lavori e lo stato ante quem dell’antico molo. Di esso rimane l’interessante scalea che dal pelo dell’acqua sale verso il decadente frantoio Andreani. I gradini, tagliati nella pietra viva con un perimetro arcuato sono stati ripetutamente restaurati con massellature in pietra. Il molo riparava le imbarcazioni da pesca e da diporto dalle acque del lago che , generalmente tranquillo, è a volte soggetto ad improvvisi venti burrascosi, che spezzano l’alternarsi della breva e del tivano. Fino alla metà del secolo scorso, Corenno viveva principalmente di pesca. (Casanova)
Le callogge
Le ripide scalinate furono scavate direttamente nella roccia su cui poggia tutto il paese, dal lago fino alla piazzetta. A difesa di eventuali attacchi esistevano agli incroci delle vie alcune porte massicce da chiudere in caso di necessità. È ancora visibile qualche loro cardine.
La fontana e il lavatoio pubblici
La prima fontana fu edificata nella seconda metà del XIX secolo su progetto dell’ing. Leonardo Andreani. Si presentava come un’edicola con un unico fornice capace di accogliere e proteggere un avello. Con la costruzione delle bretella stradale degli anni Trenta, per bypassare il centro storico, la fontana andò demolita e venne interamente rifatta in pietra di Moltrasio sul lato est della sagrestia. A fianco della stessa c’è anche il cippo miliare della strada militare del Lombardo Veneto.
Il lavatoio, coevo alla fontana pubblica, era alimentato dalla stessa opera di adduzione acque. È concepito con due distinte vasche poste entro due nicchie voltate: una a botte ed una ad arco ribassato. Il progettista è lo stesso della fontana come pure il periodo storico della sua costruzione.
Nonostante oggi appaia come un’opera povera, scevra di ogni interesse artistico, costituisce una delle prime opere di urbanizzazione del borgo, unitamente al sagrato della chiesa, alla fontana pubblica, al molo e alla continua e capillare manutenzione che fu attuata per ordinare e mantenere le strade di Corenno in acciottolato, ordinato in spianate e cordonate (scalotte).
La cappelletta de la dosa
La strada provinciale che da Dervio si snoda verso Corenno, dopo aver curvato sulla destra, prosegue in linea retta sino alle prime case del paese. È su questa curva, lato a lago, che sorge una cappelletta votiva, detta Gisöö de la dosa, innalzata nel 1695. Il toponimo le venne attribuito per la sua collocazione al bordo di un dosso, sporgente a picco sul lago sottostante. Da qui si ammira la pittoresca veduta del porticciolo del paese, sovrastato da antiche case. La cappella si presenta con un’apertura ad arco ribassato, arretrato nella parete e affiancato da semplici piedritti. Il tetto è in piote, caratteristiche lastre di pietra locale che un tempo ricoprivano le case del lago. Internamente esiste ancora la mensa di un rustico altare in muratura. Le pareti, fino a poco tempo fa, recavano consistenti resti di affreschi: su quella di fondo una bella annunciazione, a destra San Carlo benedicente e sulla volta la raffigurazione di Dio contornato da nuvole e angioletti, che appoggia una mano sul mondo. Resti di cornici floreali legavano gli spazi dipinti. Lo stile delle pitture ricorda certe figure di Orazio Gentileschi, ma certamente appartengono alla mano di qualche pittore locale, che peregrinava lungo itinerari provinciali, accettando commissioni occasionali da parroci e confraternite e che si accontentava di modesti compensi e ospitalità.
Rimane comunque al viandante la soddisfazione di fare sosta in questo bellissimo punto panoramico, celebrato da vecchie e numerose stampe d’epoca per la sua pittoresca posizione e di volgere il pensiero a quei devoti corennesi che secoli or sono vollero esprimere, per gratitudine, la loro fede in modo così tangibile e duraturo. (Riduzione da Gian Luigi Uboldi)
Roberto Pozzi