Il sistema costruttivo delle fortificazioni

domenica, Gennaio 1, 2012 @ 03:01 PM

Il sistema costruttivo delle fortificazioni-recinto è caratteristico. Si fa ampio uso del pietrame misto, allo stato naturale, e appena sbozzato con il martello con presenza anche di ciotoloni di fiume. La tecnica e l’uso del materiale è quello descritto nel “memoratorio” liutprandeo, forse estratto o riassunto di un capitolato di appalto per lavori edili del tempo. Anzitutto l’antica misura era il piede liprando, corruzione probabile di Liutprando, equivalente a 0,4462 m. Ed in piedi sono date le misure memoratorio: ad esempio la muratura “qui usque ad pedem sit grossus”. In Lombardia, più tardi si usò il “braccio milanese” composto di dodici once e 144 punti, ed era equivalente a circa 0,595 m. Il rapporto tra il piede liprando e quello lombardo è di circa tre quarti.

La materia prima dell’arte muraria era costituita dai materiali: pietra, laterizio, leganti e legnami. I leganti fino dagli antichi tempi erano o la calce o il gesso. Gli egiziani usavano il gesso non avendo lo stillicidio delle precipitazioni atmosferiche. I greci e i Romani perfezionarono l’uso della malta di calce (Catone il Vecchio, Plinio, Vitruvio). I Romani furono facilitati rispetto ai greci per l’approvvigionamento della pozzolana, materiale indicato per il miglioramento della calce che la rende idraulica, assai resistente all’azione dilavante delle acque e della neve.

Nel Medioevo e fino al secolo scorso si ebbero ben pochi progressi nei leganti impastando solo la malta di calce (moltam) con sabbia e acqua. La tecnica per migliorare la calce con la pozzolana verrà dimenticata nell’alto medioevo. A questa causa di degrado va associato l’impiego di materiale lapideo senza accurata riquadratura alla maniera dell’opus gallicum quindi con maggior impiego di malta. Ricordiamo che la muratura in pietrame del medioevo era di due tipi: l’opera romanese e l’opera gallica a secondo dell’impiego delle pietre: squadrate le une, quasi allo stato naturale le seconde. Non è ricordata nel memoratorio la muratura a secco, usata dai romani e diffusa nel medioevo soprattutto per l’edilizia militare (bastioni, torri, castelli). Le costruzioni impiegano come legante malta di calce, elastica e con scarsa capacità di aderenza. In tal modo, potevano aversi deformazioni ripartite senza il rischio di danni concentrati, smorzava il movimento degli angoli – conci in pietrame causati dalla variazione della temperatura ed inoltre aveva un gran pregio cioè la capacità di ributtare l’umidità assorbita. In quei tempi la tecnica costruttiva non faceva difetto. Per queste costruzioni per la difesa non mancavano maestranze.

I magisteri lapidum ed i magisteri lignamis costituiscono due categorie di maestri affini, con agevolazioni per le norme costruttive da seguire ed anche per agevolazioni fiscali. I compiti per l’edilizia sono codificati nel “Memoratium de mercedibus magisteri commacinorum” variamente attribuito a Gimondo, (662-671) o a Liutprando (712-744), comunque posteriore all’VIIII secolo.

Le murature ad “opus incertum” hanno il grosso vantaggio delle piccole dimensioni del materiale (le pietre) facilmente trasportabili dalla cava alla fabbrica o via terra (vecturari) o per via di acqua (lenanculari). Per modeste altezze le pietre venivano elevate a spalla con gerla o cesti, mentre la calce veniva sollevata unitamente a un truogolo. Per le torri e le murature di notevole altezza, si ricorreva all’uso di impalcature (macchine scansoriae) in legno, erette parallelamente alle fronti. Il legno veniva usato sotto forma di pertiche, di assi, di tondelli. Il ponteggio, in genere, veniva ancorato alle murature. Queste presentano fori angolari orizzontali sormontati da un piccolo architravi. Questi fori a volte inducono in errore presentandosi come feritoie. (Vianini)

Roberto Pozzi

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