Abbadia: L’Altare della chiesa di San Lorenzo

domenica, Gennaio 1, 2012 @ 06:01 PM

altare  - san lorenzoAnche oggi, come un tempo, l’Altare Maggiore della Parrocchiale di Abbadia, più che una mensa eucaristica, si presenta come un grande monumento ligneo, dai molteplici significati.
Nella relazione della visita pastorale del 1685 viene definito “un grande tabernacolo di legno dipinto e dorato, di nobile struttura, forma ed altezza”.
Si trovava allora nella vecchia chiesa di San Lorenzo, là dove si dice Chiesa Rotta, abbandonata poi per riutilizzare l’edificio già dedicato ai Santi Vincenzo ed Anastasio, lasciato libero dai Padri Serviti per la soppressione del convento del 1789.
Pure con qualche modifica, forse anteriore al ripristino voluto dal parroco Carlo Raspini, l’altare appartiene chiaramente alla seconda metà del Seicento e si apparenta ad una serie di esempi superstiti nella zona lecchese.
Ne conosciamo della stessa epoca a Bellagio, a Rezzago in Valassina, a Maisano di Valbrona, ad Asso, nella chiesetta francescana di Montebarro, a Mandello, a Crebbio e a San Martino di Introzzo in Valvarrone, datato al 1660.
altare particolare 1 san lorenzoQuesto di Abbadia ha struttura simile all’eccezionale pezzo di Introzzo, ma anche a quelli minori di Maisano e Mandello. Nell’arcipretale vicina, molte opere scultoree del momento, pulpito, architrave e Crocefisso, stalli del coro, attorniano l’ara preziosa, attribuibile forse all’intagliatore Giulio Tencalla che lavorò all’Ancona tra il 1674 e 1676, circa gli stessi anni cui appartiene l’altare di Abbadia.
Dietro la mensa rielaborata, dal basamento che si svolge in due gradini sovrapposti, sorretti da putti telamoni, sorge il ciborio o tempietto, formato da due ordini ottagonali, coronati dalla cupoletta che svetta nella figura di Cristo risorto. Ai lati dell’ordine inferiore del ciborio, si sviluppano due brevi bracci quadrangolari, quasi reliquiari che sorreggono le statuine dei Santi protettori della parrocchia, secondo l’uso riscontrabile in tutti gli altari ricordati: San Lorenzo con la graticola, San Vincenzo patrono dell’abbazia medioevale. I tempietti sopra l’altare maggiore sembrano originare dal quello che papa Pio IV (fratello del conte di Lecco, il Medeghino, che molti guasti compì con le sue guerre anche alla terra di Abbadia) inviò circa il 1560 al nipote Carlo Borromeo, il quale accolse il suggerimento tridentino di offrire un particolare spazio all’esposizione del Santissimo, che prima si usava riporre in un apposito scurolo dell’abside o in una cappella. altare particolare 2 san lorenzoL’idea che presiede al ciborio del Duomo di Milano, eretto dall’architetto Pellegrini, si collega alla biblica arca, la tenda-dimora di Dio sulla terra, nel mezzo del suo popolo eletto. L’Eucaristia non era più solo un elemento di comunione, ma veniva considerata come una presenza meravigliosa, che distingueva un popolo che aveva il suo Dio tanto vicino. I Gesuiti del Seicento potevano appunto parlare del tempio come di un “piccolo paradiso”.  Il grande altare di Abbadia, col ciborio alto m. 3,20, rappresenta la sintesi di secolari concezioni, riprese finanche nei colori dell’azzurro e dell’oro, distintivi del cielo temporale e del cielo paradisiaco dell’eterno. Il tabernacolo doveva probabilmente recare la scena della “Imago Pietatis”, cioè del Cristo sofferente sopra il sepolcro: ora questa tavoletta è stata trasferita superiormente, dove invece – secondo le tipiche espressioni – si apriva una nicchia per l’esposizione dell’Eucaristia. Ai suoi lati, nel primo piano della torre, stavano in nicchie le statuette di San Francesco ostendente le stimmate e di San Filippo Benizi fondatore del convento dei Serviti; le ali laterali recano invece S. Antonio abate, cui era dedicato in antico un altare, e un altro santo, Martino o Bartolomeo. Sui due fastigi dormivano fra angeli i protettori della chiesa locale, Lorenzo e Vincenzo. Nel secondo piano, Eurosia e Caterina d’Alessandria, con la ruota del martirio, affiancano la figura centrale dell’Immacolata. I Santi che circondano il risorto sono appunto emblema della proiezione della comunità umana nel divino, elementi di imitazione ma anche tramiti della supplica a Dio. E’ perciò privilegiata la presenza della Vergine, che precorre il futuro dell’umanità (anche se la festa dell’Immacolata verrà stabilita solo nel 1708). Al di sopra della balaustrina intervallata dagli angeli che recano i segni della Passione (lancia, colonna, croce e spugna), l’apparato costruttivo e concettuale si riassume nel Cristo risorto. Sui piedistalli laterali, due Angeli ceroferari alti un metro confermano la luce che emana dal simbolico paradiso. In altri casi, come ad Asso, gli Angeli omaggiano invece la divinità col turibolo.

altare particolare 3 san lorenzo
Al di là quindi della “macchina” barocca e della sua meraviglia scultorea, i concetti sono ancora oggi comprensibili. L’elemento decorativo diventa quindi un valore, anche nei termini artistici, dove un oscuro artefice, probabilmente locale (e ricordiamo proprio a Mandello l’abile intagliatore Francesco Micheli – dal diffuso cognome anche abbadiese – che scolpì Crocefisso e architrave nel 1677-1678) raggiunge importanti effetti espressivi, nel realismo delle statuine, nelle colonnine tortili, nei timpani spezzati, nei fregi, nei mascheroni diabolici calpestati in basso dagli angioli: tutto segno dei complessi moti dell’animo dei nostri antenati del Seicento, che in modo particolarmente intenso alternavano slanci e dubbi verso l’intuizione sensibile dell’infinito.

Fonti: Angelo Borghi da Abbadia Oggi Anno VI – N. 6 – 21 Novembre 1987

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