Archivio categoria ‘Monumenti e Luoghi’

Villatico: Chiesa di San Rocco –
Il Martirio di San Sebastiano

venerdì, Settembre 30, 2011 @ 03:09 PM
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Chiesa di San Rocco a Villatico: martirio San SebastianoAll’interno della chiesa di San Rocco  è conservato uno splendido affresco risalente al secolo XVI che rappresenta,  su una superficie di cm. 250 per cm 500, la scena del martirio di san Sebastiano colpito dagli arcieri dell’imperatore Diocleziano assiso su un trono davanti ad un vasto panorama di paesaggio lacustre e montano.

Il santo si erge al centro della scena, nudo con il suo corpo atletico di soldato coperto dal solo perizoma. È legato con le braccia alzate alla colonna. Questa posizione gli consente di guardare negli occhi l’imperatore che lo ha condannato e assiste sorridente al supplizio e allo stesso tempo essere ammirato dai devoti. Nelle braccia e sul fianco destro sono già ben conficcate cinque frecce. Sopra di lui lo assistono due angeli rivestiti da morbide tuniche rigonfie con un lungo cartiglio. Alle spalle si apre un vasto paesaggio coronato da colli con castelli. Sembra che il frescante si sia voluto ispirare al paesaggio che si ammira da Posallo osservando l’immissione del Perlino nel laghetto di Piona.

A destra del santo ci sono due arcieri: uno seduto su un cippo sta inserendo la freccia nella balestra mentre l’altro in piedi con il cappello frigio sta scoccando la freccia da un arco. Ai loro piedi giace una faretra colma di frecce.
Alla sinistra del santo altri due arcieri, uno che sta caricando la balestra e l’altro, con uno svolazzante mantello, a distanza molto ravvicinata sta prendendo la mira per scagliare la freccia proprio diretta al cuore del martire.

Ai margini, quasi incollato alla cornice di destra di chi guarda, assiste al supplizio l’imperatore Diocleziano: indossa un ampio mantello e porta un berretto frigio o forse  simile al berretto dei dogi veneziani dell’epoca.

L’ambiente è signorile, come corrisponde ad una corte in presenza dell’imperatore, il quale regge una canna di comando, che può essere uno scettro. Diocleziano è accompagnato da un capo militare che impugna una spada e che indossa un turbante orientale e una corazza; accanto, un consigliere avvolto in un mantello che tiene in mano con una pergamena arrotondata, probabilmente l’atto di condanna del martire che aveva trasgredito gli ordini dell’imperatore. Ai piedi del sovrano un simpatico cagnolino rivolge il muso allo spettatore.

Sulle cornici laterali adornate con motivi floreali tipici del Cinquecento, si possono ammirare i ritratti a mezzo busto della famiglia dei donatori dell’affresco: a destra di chi guarda in alto il marito e sotto la moglie, mentre a sinistra sono ritratti i due figli.

Non possono sfuggire all’attento osservatore i graffiti sulla cornice rossa inferiore. Uno di essi porta un’invocazione al santo: “Sancte Sebastiane liberanos a morbo et peste”. È una toccante testimonianza di un devoto anonimo del Cinquecento o del Seicento che si rivolge con fede la santo, prima che venisse sostituito da san Rocco nella sua funzione protettiva. Un altro graffito presenta una serie di cifre nove e un altro ancora riporta la firma di un “de Puteo” (Pozzi) cognome diffuso a Gravedona.

Roberto Pozzi

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Villatico: Chiesa di San Rocco – L’ultima Cena

venerdì, Settembre 30, 2011 @ 03:09 PM
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Chiesa di San Rocco a Villatico - L'ultima CenaNella chiesa di San Rocco di Villatico, vicino all’altare si trova un affresco di cm 250 per cm 600 raffigurante l’Ultima Cena, risalente al secolo XVI e rinvenuto nel corso di una campagna di restauro svoltasi negli ultimi anni.

La scena è dominata dalla figura centrale di Gesù che con una mano porge il boccone intinto nella salsa di erbe amare a Giuda e con l’altra accarezza amorevolmente sulla schiena Giovanni, il discepolo prediletto, accovacciato sul suo petto. L’autore vuole fermare l’immagine nel momento i cui Gesù ha appena annunciato che uno dei presenti lo avrebbe tradito e subito dopo indica a Giovanni chi sarà l’autore del tradimento con il gesto amichevole di offrire un boccone.

Gli altri commensali pur rimanendo sgomenti continuano la cena: chi mesce il vino nel bicchiere, chi stacca un pezzo di carne dalla portata centrale con un coltello, chi lo porta alla bocca e chi sta per sorseggiare un calice di vino. È strano che Giuda unico seduto quasi di fronte a Gesù si sia inginocchiato ed abbia in testa l’aureola di santo. A meno l’autore abbia voluto interpretare alla lettera il vangelo che sottolinea che Satana entrò nel suo corpo subito dopo aver assaggiato il pezzo di pane offerto da Gesù e non prima. Pietro che aveva chiesto a Giovanni di farsi dire il nome del traditore da Gesù si trova alla destra e tiene qualcosa in mano, forse un coltello o un pezzo di carne.

La tavola è riccamente imbandita e decorata. In primo piano appare l’abbacchio servito in salse in una originale marmitta e accompagnato da erbe amare secondo il rito ebraico voluto dal Levitico. È in questa pentola che Gesù ha intinto il boccone che sta offrendo a Giuda che si è alzato dalla sua sedia e si è inginocchiato. Vi è anche un piatto di portata con nientemeno che un maialino lattonzolo. È certamente un elemento antistorico perché gli ebrei non mangiavano il maiale, ma gli abitanti di questo territorio e i devoti della Valvarrone che celebravano san Rocco sicuramente mangiavano maialino allo spiedo, o almeno costine e luganech. Oltre alle pagnotte, che sembrano più polentine (perché il pane da noi si mangiava poco) non mancano i bicchieri di vino rosso (pochi e piccoli, in verità) e perfino frutta di stagione, le ciliegie che crescevano sulle pendici del Legnone e del Legnoncino.

È possibile confrontare questa Cena, con quella coeva molto più famosa del celebre Leonardo. Entrambe vogliono rappresentare lo stesso momento drammatico di stupore e di sgomento degli apostoli: Nella cena di Leonardo tutti hanno smesso di mangiare e parlano divisi in gruppi di tre, mentre il nostro autore dà maggior vivacità alla scena mostrando i commensali stupiti con il gesto della mano alzata ma, allo stesso tempo ancora intenti a mangiare o a bere.

Sul bordo della tovaglia erano scritti i nome degli apostoli: ora si può leggere con chiarezza quello di Matteo e le iniziali di Tommaso. Di fronte al capotavola di destra di chi guarda appare una figura femminile inginocchiata, probabilmente colei che ha finanziato l’affresco.
Da notare che siamo nel Cinquecento e il convivio è improntato a una dimensione fortemente collettiva, in tal senso bisognerà interpretare la pratica di utilizzare assieme le medesime posate (il coltello) le medesime coppe per bere e i medesimi taglieri su cui sono disposti le carni. La forchetta verrà introdotta sulle tavole italiane solo verso la seconda metà del sec. XVI. Di difficile interpretazione quei cinque oggetti posti a regolare distanza al centro tavola: saranno saliere, portauova o porta lumi?

Roberto Pozzi

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Villatico: Chiesa di San Rocco –
Gli affreschi dell’Abside

venerdì, Settembre 30, 2011 @ 03:09 PM
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Chiesa di San Rocco in Villatico: particolare dell'absideNella Chiesa di San Rocco presso Villatico, è possibile ammirare le pitture medioevali della calotta absidale.
L’impianto di questi affreschi segue il tipico schema dell’epoca e sono dovuti a un ignoto, ma capace pittore che dovrebbe aver operato nei primi anni del XV secolo.

Mettendosi al centro e guardando in alto, si ammira al centro la figura del Cristo Pantocrator all’interno dalla nella mandorla simbolo della sua divinità e circondato da tanti angioletti. La parte superiore dell’affresco con il volto del Cristo è stato molto rovinato quando venne innalzata la nicchia in cemento che contiene oggi la statua di san Rocco. Il Cristo benedicente regge un libro aperto sulle ginocchia in cui si possono leggere le parole “Ego sum lux mundi, veritas et vita” (Io sono la luce del mondo, la verità e la vita) ed è rivestito dal mantello rosso, simbolo della sua umanità che “nasconde” la veste azzurra, simbolo della sua divinità. Da notare i fermaglio in rilievo del mantello.

Il Cristo è circondato dai quattro evangelisti raffigurati nelle loro forme simboliche: figure umane dotati di grandi ali e sopra il capo il loro simbolo tradizionale. A fianco del Pantocrator alla sua sinistra in alto l’immagine dell’evangelista San Giovanni con le grandi ali verdi e sul capo il suo simbolo dell’aquila, regge un cartiglio con il suo nome. Sotto la figura umana con ali verdi di san Marco con il simbolo del leone sul capo. Al fianco destro del Cristo ci sono le figure in alto dell’evangelista Matteo con ali verdi e il simbolo dell’uomo sul capo e sotto la figura di Luca con ali rosse e il simbolo del bue/vitello sul capo. Questa forma di identificare gli evangelisti è alquanto singolare: normalmente troviamo soltanto il simbolo del tetramorfo o in rappresentazione più recenti l’immagine dell’evangelista con accanto il suo simbolo.

Ai lati stanno i profeti Geremia ed Isaia con il cartiglio del loro nome che hanno vaticinato la venuta del Messia sofferente che salva il suo popolo

Nella frangia inferiore partendo da sinistra vi è una scritta lacunosa che inizia con le parole hoc opus (questa opera), poi si può leggere il nome Martinus e dopo uno spazio la data MCCCI (1401)

Roberto Pozzi

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