Archivio categoria ‘Storia’

ABBADIA LARIANA – STORIA E GEOGRAFIA

martedì, Novembre 1, 2011 @ 02:11 PM
aggiunto da Abbadia

Il comune di Abbadia Lariana si trova in Lombardia (Italia) in provincia di Lecco (LC) ed è classificato come comune montano. E’ situato ad un’altitudine di 204 metri dal livello del mare. Il territorio di Abbadia Lariana si estende per una superficie di 17,09 kmq in cui vive una popolazione di 3.258 abitanti per una densità demografica pari a 190,64 abitanti per chilometro quadrato.
Le principali frazioni del luogo sono Robianico, Linzanico, Zana, Molini, Pian dei Resinelli, Chiesa Rotta, Lombrino, Onedo, San Rocco, Crebbio, Castello, Novegolo, Borbino.
I comuni limitrofi di Abbadia Lariana sono Oliveto Lario, Valbrona (CO), Mandello del Lario, Lecco, Ballabio. Il santo patrono del comune è San Lorenzo.
Gli abitanti sono conosciuti con il nome di abbadiensi.
Il comune di Abbadia Lariana è catalogato con codice Istat 97001. La principale festa patronale di Abbadia Lariana è 10 agosto. Il comune è localizzato alle coordinate di latitudine e longitudine 45°54’00″N-9°19’00″E.

CENNI STORICI
Abbadia Lariana - Veduta AereaLa storia di Abbadia Lariana inizia in epoca remota; le prime presenze umane nel territorio del comune risalgono all’età del ferro, non mancano poi reperti di insediamenti di epoca gallica e romana: due tombe in cotto alla cappuccina, un canaletto e una piccola ara dedicata ad Ercole.
Abbadia deve il suo nome alla presenza di un’abbazia benedettina fondata nel IX secolo sotto il regno di re Desiderio e dedicata originariamente a San Pietro. Il nome Abbadia o Badia venne da quel momento utilizzato per indicarne il territorio: Ancora oggi, in dialetto, il paese viene chiamato “la Badia”.
L’edificio utilizzato come residenza dell’Abate  era separato dal monastero e costruito sui ruderi di una antica fortificazione romana (Castello), adiacente all’abitazione venne costruita una piccola chiesa: nei secoli trasformata ed ingrandita, viene ora conosciuta come chiesa di San Bartolomeo.

Il territorio, fertile e ricco di miniere di rame, ferro e piombo (una di queste, ai Piani dei Resinelli, recentemente ristrutturata, è  visitabile su prenotazione [info@resinelliturismo.it] ), strategico per  l’importantissima presenza del lago, usato come via di comunicazione per il commercio,  fu oggetto di dispute tra i signori di Como e di Milano  e, con la vittoria di questi ultimi, nel 833 l’arcivescovo ambrosiano Angilberto aggregò il  monastero  di Abbadia con quello di San Vincenzo in Prato di Milano

Nel Medioevo il territorio era salvaguardato con torri di guardia a Crebbio, Maggiana e Rongio; con castelli ad Abbadia e a Lierna e Mandello, quest’ultimo cinto da un vallo comunicante a lago,  era un paese fortificato.

Tra il  1000-1100, un invaso che si trovava a monte dell’abitato, ruppe la diga naturale che lo formava e precipitò a valle,  uccidendo la maggior parte degli abitanti e dei frati: la forza distruttiva fu talmente potente da cambiare addirittura il corso del fiume Zerbo spostandone la foce da quella che ora viene chiamata Punta Abbadia all’attuale posizione presso la spiaggia del campeggio.
Nel 1117, per la nomina del Vescovo di Como e per il controllo del contado di Lecco, iniziò la guerra dei dieci anni fra Como e Milano. La pieve di Mandello, che si era schierata con Como e l’imperatore e col Vescovo e il Papa legittimo, fu teatro di cruenti battaglie navali. Divenne protettorato di Como poi (1196), in seguito a nuove discordie venne ceduto a Milano.
Nel 1272 il papa affidò la Badia ai padri serviti  che adoravano la Santa Vergine Maria, questi aiutarono la gente nella ricostruzione, inaugurarono  la prima scuola di Abbadia dove  insegnavano a “leggere, scrivere e fare di conto”  e cambiarono il nome del monastero in ”Santi Vincenzo e Anastasio”.
Nel 1336 il territorio passò sotto il dominio visconteo e nel 1398, con il duca Gian Galeazzo Visconti, ottenne la promulgazione della raccolta di leggi locali in statuti.
Nel 1495 Abbadia ottenne il conferimento di sede parrocchiale, con dedica a San Lorenzo.
Nel 1530 Gian Giacomo de Medici detto il Meneghino saccheggiò il paese e bruciò il convento dei frati poi restaurato nel 1616, nelle forme odierne.
Nel 1629 Abbadia venne saccheggiata dai Lanzichenecchi diretti dalla Valtellina all’assedio di Mantova, sotto la guida di Ranbaldo di Collalto.

Panorama Abbadia Lariana
Nel XVIII secolo, gli avvenimenti livellarono il predominio civile di Mandello, che, nel 1760, si smembrò in più comuni, i quali solo più tardi (1928) si riuniranno di nuovo sotto Mandello, ad esclusione di Abbadia sopra Adda e Linzanico, rimasti definitivamente comune a sé stante con l’unico nome di Abbadia Lariana.
Nel 1788 i padri serviti chiusero il monastero e lasciarono per sempre la Badia, mettendo in vendita tutti i loro beni ad un prezzo simbolico in quanto gli austriaci, che all’epoca regnavano sul territorio, si impadronivano di tutti i beni della chiesa.

La rivoluzione francese con le sue truppe e col nuovo sistema amministrativo dei dipartimenti (1796), portò all’abolizione di privilegi e prerogative feudali. Seguirono in questo scorcio di storia due grandi battaglie tra francesi e Austro-Russi; dopo di esse, il predominio napoleonico fu  sostituito da quello dell’Impero austro-ungarico.

Fra il 1817 e il 1832 gli austriaci costruirono la grande strada militare dello Stelvio e dello Spluga lungo il tratto a lago (attuale S.P. 72). In questo periodo venne soffocato ogni movimento di italianità che da noi si manifestò nel marzo 1848 quando Mandello, per prima, issò il Tricolore e insorse correndo alla difesa di Milano. Solo con Garibaldi nel 1859, avverrà la liberazione, inizio della definitiva Unità d’Italia.

Queste terre diedero un grande contributo di volontari negli anni del Risorgimento e nell’ultima guerra mondiale. Infine, la Resistenza viva e sanguinosa costò grossi sacrifici di vite umane.

Tratto da wikipedia e da una ricerca di Mattia Valassi
Il testo è disponibile secondo la licenza Creative Commons
Condividi allo stesso modo

Villatico: La Chiesa di San Rocco – Storia

venerdì, Settembre 30, 2011 @ 03:09 PM
aggiunto da admin

La Chiesa di San Rocco a VIllaticoData la posizione del tempietto in mezzo ai boschi di castagni e anticamente di querce, non è inverosimile ritenere che al tempo degli antenati celti in questo posto sorgesse un luogo di culto delle loro divinità silvestri.
Per ora non sono stati recuperati scritti che documentino la data precisa della costruzione dell’oratorio, però la sua dedicazione al martire Sebastiano dei primi secoli e soprattutto l’impianto romanico dell’edificio, come evidenziato dalla bassa e ridotta abside semicircolare con una monofora fatta successivamente chiudere, sembrano farlo risalire al secolo XIV.
Su questa piccola abside si innesta un’unica navata piuttosto spaziosa che, come si può desumere dalle sue dimensioni e dalla sua configurazione, è frutto di ampliamenti e di rimaneggiamenti iniziati già a partire dal secolo XV, proseguiti fino al XVII e conclusi solo una decina di anni fa(2002) .

La documentazione scritta sull’antica chiesa di san Sebastiano inizia solo dal 1582 con le indicazioni contenute negli Atti della visita pastorale del vescovo Antonio Volpi [ASDC, Visite pastorali Volpi]
“S’alzi l’altare maggiore almeno un palmo, s’otturi il finestrello per il qual si può guardare sopra esso altare, si levino gl’altari dei dodici apostoli et quello che è fuori della porta, si levi il vaso di pietra che è presso il ceppo dell’elemosina, il lavello dell’acqua benedetta si trasporti dentro la chiesa, il cimitero si serri tra due mesi (…) sotto pena dell’interdetto”.

Il documento contiene alcuni errori in quanto la chiesa è posta in località “Fontanè” (Fontanedo). L’altare dei dodici apostoli a cui fa riferimento il vescovo evidentemente era collocato sotto l‘affresco dell’Ultima Cena, lungo la parete sinistra. Il finestrello è senz’altro la monofora chiusa posta nella parte bassa centrale dell’abside. Il cimitero menzionato era sicuramente un luogo di sepoltura delle vittime delle pesti di quel periodo ricavato sul sagrato del tempio.

Circa dieci anni dopo nel 1593 viene effettuata la visita del grande vescovo riformatore Feliciano Ninguarda, originario di Morbegno. Anche negli atti di questa visita si trova soltanto un succinto elenco delle chiese del territorio. Si fa menzione di una chiesa dedicata a san Sebastiano erroneamente collocata in “Fontanè” e quella di Santa Croce a La Corte, ove peraltro non è mai esistita alcuna chiesa.
[cfr. M. Fattarelli, La sepolta Olonio e la sua pieve alla sommità del lago di Como e in bassa Valtellina, Lecco 1986, pg. 584]

È negli atti della visita pastorale di Filippo Archinti che, in data 27 giugno 1599, troviamo la prima, seppur sintetica descrizione della chiesa di San Sebastiano, che si riporta nella traduzione italiana recentemente pubblicata
“Chiesa di san Sebastiano, appartiene a san Bernardino di Colico. C’è un’antica cappella oscura in cui si trova l’altare. È consacrato. Mensa di marmo, ricoperta di tela, ma non cerata. Nessuna icona né pittura. La predella si può accettare. Manca tutto [l’arredo ndr]. Muri come cancelli (= le balaustre sono costruite da muri, ndr). Questa chiesa è rivolta a oriente (?); ha un’unica navata; non è consacrata. Copertura con soffitto, pareti in parte dipinte, in parte imbiancate. Pavimento in cotto. Facciata della chiesa dipinta; in essa c’è la porta maggiore. Nessuna acquasantiera; tre finestre senza impannate. Campanile con una campana”.
Il vescovo ordina quindi che “l’altar si orni di croce, et candellieri d’auricalco, di tovaglie necessarie, et tavolette per le secrete, et se li facci un’icona con qualche bel mistero”; e inoltre prescrive di collocare un’acquasantiera e di porre vetri o impannate alle finestre.
[cfr. F. Archinti, visita pastorale alla diocesi, ed. parziale in archivio storico della diocesi di Como, vol. 6, (1995) pg. 171]

Gli atti di visita del vescovo Lazzaro Carafino, per quanto ci riguarda, contengono  uno schizzo topografico del territorio di Colico, in cui sono evidenziate le strade, la parrocchiale di S. Bernardino, le quattro chiese dipendenti (San Fedele, San Giorgio, Santa Croce e San Sebastiano) con la distanza dalla parrocchiale, il numero degli abitanti delle singole località e la disposizione delle case attorno alle chiese. Villatico (San Bernardino) conta 148 abitanti, La Corte (San Fedele) 95, San Giorgio (Colico piano) 55; Fontanedo (Santa Croce) 120; Curcio (senza chiesa) 12; nessun abitante presso la chiesa di San Sebastiano. Anzi si afferma che la chiesa sorge in mezzo al bosco.

La visita del sacerdote di Domaso don Pietro Martire Raimondo, inviato dal vescovo Torriani, è forse la prima alla chiesetta o oratorio allora chiamato di san Sebastiano. Il visitatore si sofferma infatti sui minimi particolari sia sull’ubicazione, sia nel descrivere la piccola costruzione e la povertà dei suoi arredi. Inoltre l’oratorio viene ancora denominato di San Sebastiano, sebbene si sia già diffusa la devozione a san Rocco, protettore degli appestati.
Il visitatore riferisce che l’oratorio sorge in località che il popolo (vulgo) chiama Guasto, in montibus colici, dove non abitano famiglie in permanenza, a circa mille passi dalla chiesa parrocchiale di san Bernardino. Ha un solo vano con un arco a metà a sostegno del tetto. È costruito in pietra e, in parte, risente della vetustà dei tempi. Il pavimento è in calcestruzzo ed è alquanto ineguale. Esiste un solo altare e non si sono suppellettili sacre se non un pallio, due tovaglie e le tavolette con le orazioni da leggere a bassa voce (le carteglorie). La chiesetta che ha sul davanti un fornice, e cioè una tettoria come riparo per i viandanti o per i pastori del luogo, non possiede ornamenti a eccezione di una icona della beata Vergine Maria con a lato san Sebastiano e San Rocco con cornice di legno. Non possiede beni immobili e si mantiene con le elemosine dei fedeli. Vi si celebra due volte all’anno, nelle feste dei due santi titolari, il 20 di gennaio e il 16 di agosto.
Il toponimo Guasto non è conservato a lungo e tanto meno tramandato ai posteri in quel di Colico, ma è il cognome di un proprietario residente a Gravedona, dove il toponimo è ancora conservato. Circa la distanza prospettata in mille passi tra la parrocchia e il montano oratorio è da pensare che il visitatore si sia servito di un sentiero, non certo del tracciato dell’attuale strada, che comporta una lunghezza assai maggiore”.
[da M. Fattarelli, Colico attraverso i secoli, 2003. pg. 163]

Il 14 giugno 1777 un visitatore delegato dal vescovo Mugiasca redige un rapporto sulla parrocchia, di cui citiamo alcuni punti:
Alla chiesa di San Bernardino appartengono quattro chiese filiali: San Fedele, San Giorgio, Santa Croce e San Sebastiano
[Da M. Fattarelli, ibidem, pg. 177]
Don Graziano Porlezza, parroco di San Bernardino dal 28 giugno 1852, compila una relazione sulle chiesi filiali della sua parrocchia:
Dopo aver descritto a lungo la chiesa di San Giorgio in Colico piano, parla della chiesa di Santa Croce a Fontanedo e nomina “San Rocco al monte, con un solo altare. Si celebra per voto, con processione ogni venerdì di maggio, più la stazione di san Rocco”. [Da M. Fattarelli, ibidem, pg. 200]

Nel secolo XIX venne edificato davanti alla facciata il profondo portico, tipo nartece delle chiese romaniche, non più per i catecumeni ma per proteggere i pellegrini nel caso di intemperie.
In quell’epoca venne sopraelevato l’armonico campanile decorato ad archetti pensili, merli e da un’alta guglia piramidale. L’esterno costituisce una struttura particolarmente articolata e sorprendente avvolta dal fascino della vegetazione circostante.

Roberto Pozzi

Torna all’articolo principale sulla Chiesa di San Rocco

storia e geografia

notizie storiche e geografiche del territorio

monumenti e luoghi

alla scoperta del territorio

sport e turismo

soggiornare nel territorio