Archivio categoria ‘Lierna’

C’è stato tutto quello che si poteva sperare, per questa seconda tappa: una giornata di sole non troppo caldo, un numero di partecipanti superiore agli anni precedenti (oltre 100 per questa tappa lunga e in salita), un buon pranzo tipicamente rustico (polenta, salsiccia, formaggio d’alpeggio), e naturalmente i bellissimi panorami sul nostro lago.

Dopo una colazione a Genico, la frazione più a monte di Lierna, tutti in cammino lungo la ripida e costante ascesa da Lierna a Ortanella.

A chi non conosceva già il percorso, all’atto dell’iscrizione gli organizzatori si erano premurati di dare le corrette informazioni sulle caratterisitche del sentiero (non proprio per tutti), cosicchè i partecipanti sapevano che li aspettava un bel dislivello in salita (dai 220 mt di Lierna ai 952 mt di Ortanella), e tutti infatti, compresi giovanissimi e anziani, sono stati in grado non solo di arrivare ma anche di godere in particolare dell’alpeggio di Mezzedo e del prato di San Pietro, entrambi veramente ben tenuti e con un belvedere mozzafiato.
La pausa a cura della Pro Loco di Esino, ha visto anche l’intervento di Carlo Maria Pensa che ha saputo illustrare non tanto “la Storia” del Sentiero del Viandante, ma “le storie” che attorno ad esso si possono immaginare e respirare.

Dopo il pranzo, di nuovo in marcia lungo un tragitto in discesa, più dolce ma per questo più lungo, prima attraverso un fitto bosco per poi aprirsi sui panorami di Vezio con la torre del suo castello, e uno spettacolare centro lago che esibiva i suoi migliori riflessi dorati.

Insomma tutto è andato bene e le Pro Loco organizzatrici, quelle di Lierna e di Esino, non possono che essere soddisfatte come i partecipanti che giunti alla stazione ferroviaria per il ritorno già ricordavano a voce alta l’un con l’altro i passaggi che più avevano mosso le loro emozioni.
www.lierna,net

foto di gruppo a San Pietro di Ortanella

foto di gruppo a San Pietro di Ortanella

Colazione a Genico

Colazione a Genico

Pranzo a San Pietro

Pranzo a San Pietro

Panorama del Lago

Panorama del Lago

Panorama del Lago

Panorama del Lago

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Sulle Orme del Viandante 2012
Lierna – Ortanella – Varenna

giovedì, Settembre 6, 2012 @ 09:09 PM
aggiunto da Lierna

Le Proloco di Lierna ed Esino Lario,

con il patrocinio dell’ UNPLI Lombardia, il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, la Regione Lombardia, la Provincia di Lecco, le Comunità Montane della Valsassina, Valvarrone Val’ d’Esino e Riviera, le Comunità Montane del Lario Orientale e della Valle San Martino, le Amministrazioni Comunali del Lario Orientale

sono liete di annunciare la seconda tappa della manifestazione
“Sulle Orme del Viandante” – edizione 2012

Lierna – Ortanella -Varenna
Domenica 16 Settembre 2012

Dettagli
tempo di percorrenza  4,30 / 5,00 ore
Sentiero per escursionisti esperti: è il tratto più impegnativo dell’intera manifestazione, con una salita difficoltosa e con ripidi e profondi valloni da costeggiare.
Consigliamo pertanto attenzione e cautela.
Si consiglia abbigliamento da trekking

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Sentiero del Viandante:
da Abbadia a Lierna

lunedì, Agosto 27, 2012 @ 09:08 PM
aggiunto da admin

Cartina Sentiero del Viandante da Abbadia a LiernaIl Sentiero del Viandante inizia sul territorio del comune di Abbadia Lariana presso la chiesa di S. Martino, che sorge all’inizio dell’abitato in posizione leggermente rialzata ai piedi del monte Borbino, da cui si ammirano, verso Lecco, il Monte S. Martino e dall’altra parte del lago, il Monte Moregallo e i Corni di Canzo.
Nella chiesa. si possono osservare resti di importanti pitture: una Crocefissione con i santi Martino e Rocco (ora purtroppo trafugata), una Vergine in trono e un S. Antonio Abate.
Superando con un ponte la linea ferroviaria e continuando poi sotto le rocce del Monte di Borbino, in breve ci si immette su un tratto asfaltato che conduce alle case della frazione omonima, la si attraversa salendo poi una scaletta per trovarsi su un altro viottolo che tocca la parte orientale dell’abitato: qui la mulattiera è uno strettissimo passaggio, chiuso fra una cinta di vecchie case a sinistra, e ortaglie e giardinetti scoscesi sulla destra.
Se ci si vuole addentrare nell’interessante nucleo, si potrà osservare l’antico pozzo comunitario con affresco, il lavatoio pubblico recentemente restaurato, la bella chiesa della Concezione (1696).

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Lierna – I Mulini e Lavatoi lungo il torrente Buria

sabato, Marzo 3, 2012 @ 05:03 PM
aggiunto da Lierna

La passeggiata da Sornico a Grumo è accompagnata lungo tutto il percorso dalla valle del torrente Bùria che ha origine dai monti sopra i Saioli, scende e lambisce le frazioni meridionali di Lierna.

Benché attualmente la valle sia un luogo piuttosto trascurato e in molti punti cementificato, in passato le acque del torrente, che scorre impetuoso soltanto nei periodi piovosi, e dei suoi affluenti (Acqua del Gesso e Valle di Lembra) ebbero una grande importanza per la vita economica e quotidiana del nostro paese.

 Il lavatoio di Sornico
A Sornico incontriamo un lavatoio, alimentato dall’Acqua del Gesso che riversa poi lo scarico nella Valle di Buria.

  Il mulino di Sornico
Già nel Settecento l’acqua della Valle di Buria veniva sfruttata con incanalamenti e serbatoi lungo il suo percorso per il funzionamento di tre mulini ad una sola ruota, posti sul lato sud della valle.
Il Catasto Teresiano del 1722  li indica come appartenenti ai Venini, Rosaspini e Bonesatti, e due di essi sono ancora visibili, anche se la loro destinazione è completamente cambiata.
La loro superficie a quel tempo  era soltanto di due tavole, equivalenti a mq 54 circa; il loro valore capitale era di una ventina di scudi con una rendita annua di poche lire.

Il primo mulino, posto all’inizio della via della Valle di Basso di fronte al lavatoio, è ora una casa ristrutturata a due piani, ma fino a poco tempo fa era conosciuto come “Mulino dei Migèta”.

Nella prima metà dell’Ottocento lo stabile, utilizzato come filanda e incannatoio, apparteneva ad Antonio Rosaspini, Primo Deputato del paese, uomo benestante, borioso e molto chiacchierato (forse da questo personaggio deriva l’epiteto firr  affibbiato  agli abitanti della parte sud di Lierna…).

Nel 1873 l’incannatoio possedeva quattro banchi con 50 fusi ciascuno e dava lavoro a dodici dipendenti per 234 giornate all’anno. Continuò ad essere proprietà dei Rosaspini Migèta e a funzionare fino al 1925 circa.

Proseguendo pochi passi lungo un sentiero troviamo un  minuscolo rustico in ristrutturazione, anch’esso adibito anticamente a mulino, come dimostrano alcuni manufatti e resti di canali in pietra posti nelle vicinanze.

 Il lavatoio di Mugiasco
Una parte di quest’acqua, attraverso una tubazione sotterranea, raggiunge il lavatoio coperto di Mugiasco costruito nel 1843 come si legge all’esterno della vasca.

 Il mulino di Mugiasco
Scendendo ancora incontriamo un altro rustico con resti di macine, situato quasi nell’alveo della valle. E’ ciò che rimane di un manufatto ottocentesco conosciuto come “Mulino del Viulèta” o “Mulino della Serèna Viulèta” (personaggi della famiglia Barindelli liernese). Pare che questo luogo e l’acqua  dell’invaso fossero utilizzati anche per tenere al fresco il latte prodotto nei dintorni e destinato alla caseificazione.

Il lavatoio di Casate
A Casate troviamo un terzo lavatoio con una graziosa cappelletta votiva del 1865 e un elaborato percorso idrico alimentato da un rigagnolo che scende dalla collina.

Il mulino di Casate
Il terzo mulino citato nel Catasto Teresiano era situato a Casate circa all’inizio dell’attuale via del Torchio. Non ne rimangono tracce visibili ma qui, fino ad una cinquantina di anni or sono, era attivo un frantoio appartenente alla famiglia Pensa (un certo Giuàn de l’Oli ne era proprietario) ed è probabile che si trattasse del mulino settecentesco.

Nelle vicinanze, fino ad alcuni anni fa esisteva anche un serbatoio a vasca che raccoglieva le acque utilizzate come forza motrice per la sottostante filanda di Grumo. L’azienda era sorta nel 1870 circa ad opera di Giovanni Battista Sala di Lecco, proprietario di altri filatoi nel lecchese di cui il più importante era quello situato nell’ex-Seminario di Castello. La filanda di Lierna era equipaggiata con 40 fornelli a carbone e 4 banchi d’incannatura con 75 fusi ciascuno. Era attiva per 236 giornate annue e impiegava 55 operai per la trattura, 24 per l’incannatura, pagati lire 0,55 giornaliere, 4 assistenti pagati lire 1,15 e un direttore che percepiva lire 1.100 annue.

Chiusa nel 1933, nel periodo della seconda guerra mondiale venne riutilizzata come fabbrica di concimi e mangimi, per poi essere trasformata nel 1975 in un residence che conserva ancora nella struttura qualche traccia dell’antica e ormai dimenticata filanda.

 Testo di Franca Panizza          

Lierna – La Chiesetta di San Martino a Grumo

venerdì, Marzo 2, 2012 @ 06:03 PM
aggiunto da Lierna

Costituita da un semplice edificio con campanile, preceduto da un portico ornato da un  ingenuo affresco raffigurante le Anime Purganti.
Al di sopra delle due finestre che affiancano l’entrata, fino al 1950 circa, erano presenti due nicchie in cui erano collocate delle ossa umane che si diceva fossero state ritrovate nei campi circostanti in tempi molto lontani.
All’interno l’altare è costruito con marmi policromi e la pala affrescata rappresenta la Vergine con S. Martino e S. Ambrogio.
Al di sopra un affresco ottocentesco raffigura il Transito di S. Giuseppe.
La citazione più antica di questo luogo è  in un rogito notarile del 1436 riguardante un terreno appartenente alla chiesa di S. Martino di Lierna, in località Prato Grasso.
Dopo due secoli, alla fine del Seicento, il parroco di Lierna scrive che durante le processione delle Rogazioni si visitavano i resti dell’antico oratorio di S. Martino.
Nel 1899 il vescovo Valfrè di Bonzo si limita ad un cenno alla nuova chiesetta ricostruita, scrivendo che era stata eretta nel 1868 con il contributo dei liernesi emigrati nelle Americhe, per onorare la tomba dei padri, nel luogo ove era posto l’antico cimitero.

L’Oratorio è legato a leggende riguardanti “morti miracolosi” che  apparivano in sogno ai liernesi nei momenti di difficoltà fornendo consigli utili, prevedevano il futuro, intervenivano in caso di bisogno ed  erano considerati potenti numi tutelari del paese, degni di preci e rispetto.
Per propiziare le anime di questi defunti all’inizio del secolo scorso venivano effettuate delle processioni domenicali a questa chiesa, dopo i vespri pomeridiani.
Nelle località vicine rimangono ancora dicerie riguardanti fiammelle tremolanti avvistate durante la notte nel prato intorno alla chiesa, ritrovamenti di teschi, racconti di antichi morti di peste, di colera e di altri morbi e memoria di semplici sepolture coperte con lastre di pietra, senza corredi funebri, scoperte a fine Ottocento nei terreni attorno alla chiesetta.
Uno scritto del 1789 del curato Antonio Casartelli, conservato nell’archivio parrocchiale, ha infine chiarito l’origine di questi racconti.
Nel gennaio di quell’anno, mentre venivano eseguiti degli scavi nel fondo di S. Martino, sterile e infestato da spine e ceppi di rovere, dove rimaneva solo una lapide scoperta che copriva un piccolo sepolcro, si iniziarono a trovare numerose tombe antiche contenenti cadaveri umani.
I sepolcri erano costituiti semplicemente da due lastre di pietra e una più lunga sopra il cadavere.
Le pietre furono portare in casa parrocchiale dove servirono a pavimentare il portico d’ingresso e l’aia nel cortile, mentre le ossa vennero deposte in una cappelletta vicina alla strada, rinchiusa con ferrata e rete metallica. L’edicola venne poi decorata con le effigi della B.V. del Rosario, di S. Ambrogio e S. Martino per mantenere memoria dell’antico oratorio pre-esistente e del relativo cimitero.

A cura di Franca Panizza

Fonti:
– Archivio parrocchiale di Lierna

– Archivio diocesano di Como.

Lierna – San Michele a Sornico

venerdì, Marzo 2, 2012 @ 06:03 PM
aggiunto da Lierna

L’antico oratorio di San Miche a Sornico, di probabile  origine Longobarda e appartenente fino al 1202 al monastero di San Dionigi di Milano, come alri edifici religiosi liernesi aveva subito una riedificazione all’inizio del Seicento.
L’edificio conserva un aspetto lindo e campestre ed è ravvivato sulla facciata esterna da un piccolo affresco del 1826 rappresentante San Michele arcangelo.
A destra della porta di ingresso è posta una pregevole pila per l’acqua benedetta in pietra scolpita.
La sacrestia fu edificata nel 1731 e conserva un lavabo in marmo rosso, Sulle pareti ai lati dell’altare sono appese due tele a olio di grandi dimensioni, di cui una datata 1688 raffigurante S. Antonio con le anime purganti, l’altra rappresentante S. Luigi di Tolosa.
L’altare è in marmi policromi con inserti in madreperla e sul muro di sfondo è dipinto un affresco tardo settecentesco con angeli e decorazioni floreali.
Sopra l’altare è posta una bella icona, non datata, rappresentante S. Michele con lo sfondo del lago e delle montagne locali. Un crocifisso ligneo dipinto, di epoca incerta, orna l’arcone del presbiterio.
Le prime notizie scritte sull’Oratorio risalgono al 1668; a quel tempo non aveva reddito, però deteneva in dote qualche piccola terra da cui si ricavano poche lire.
All’interno vi era un quadro dipinto con l’immagine di S.Michele, S. Carlo e S. Francesco con la beata vergine e Gesù infante.
Le processioni delle Rogazioni Minori e Maggiori facevano sosta a S. Michele nel Settecento.
Il Beneficio di S.Michele era costituito da alcune “pezze di terra” e da due case affittate, il cui reddito serviva alla celebrazione di 229 messe annue che permettavano la sopravvivenza di un sacerdote. Alla fine del Settecento la dote era formata da una stalla con cassina e da 47 pertiche di terreni coltivati, prati e pascoli lavorati dai massari, e da cui si ricavava pochissimo. Nel 1867 il Beneficio venne svincolato dalle ultime patrone milanesi Agliati, che cedettoro i beni costituenti la dote alla Fabbriceria Parrocchiale. Questa nel 1873 vendette all’asta pubblica i fondi ricavando 6.256 lire che davano un introito netto di 270 lire annue, sufficienti per la celebrazione di sole 50 messe.
Si mantenne però la consuetudine di celebrare la messa cantata il 29 Settembre giorno dell’apparizione del Santo titolare.

A cura di Franca Panizza

Sulle Orme del Viandante – Edizione 2012

martedì, Gennaio 31, 2012 @ 06:01 PM
aggiunto da admin

Le Proloco della Sponda Orientale del Lago di Como sono liete di annunciare che la manifestazione “Sulle Orme del Viandante” – edizione 2012 si svolgerà a partire dal mese di Settembre.

Prossimamente verranno rese note le date e gli itinerari

Le foto della passata edizione …

Sulle Orme del Viandante 2011 – le foto

domenica, Novembre 27, 2011 @ 12:11 PM
aggiunto da admin

Le immagini della manifestazione “Sulle Orme del Viandante” edizione 2011

Il Pavimento Romano di Lierna

martedì, Novembre 1, 2011 @ 10:11 PM
aggiunto da admin

Dal 2006 il Museo Archeologico di Lecco si arricchisce di un nuovo allestimento.
Si tratta del mosaico romano, databile al I sec. d. C. rinvenuto a Lierna sulle rive del lago nel 1876 che, dopo un lungo  restauro, viene esposto al pubblico nella sala romana. In stile geometrico, con tessere bianche e nere, è costituito da file di esagoni, con un motivo all’interno: su una fila vi è un fiore a sei petali, mentre sull’altra dei triangoli che formano delle clessidre. Il mosaico, rinvenuto insieme a tronchi di colonne, apparteneva ad una villa signorile edificata sulle sponde del lago.
L’importanza del mosaico risiede nella sua unicità: si tratta dell’unica testimonianza sul territorio lecchese dell’esistenza di edifici signorili di epoca romana costruiti sulla sponda orientale del lago.

Il Museo Archeologico situato a palazzo Belgioioso  in Corso Matteotti a Lecco è aperto al pubblico da martedi a domenica dalle h. 9.30 alle h. 13.30. Ingresso libero.

pavimento romano di Lierna

 

testo di Franca Panizza

Lierna – Il Lariusauro di Grumo e altri ritrovamenti fossili

martedì, Novembre 1, 2011 @ 09:11 PM
aggiunto da admin

Il Lariosauro era un rettile acquatico, carnivoro predatore, vissuto nel periodo Triassico, circa 200 milioni di anni fa, quindi più antico dei Dinosauri.
Il quell’epoca la zona si presentava come un mare tropicale , l’ambiente intorno a Lierna era simile ad una laguna dove, tra gli altri animali, viveva il Lariosauro.
Dai fossili ritrovati gli studiosi sono risaliti al suo probabile aspetto fisico.
Il Lariosauro era un animale lungo circa 1 metro, dalla struttura idrodinamica lunga e snella, con un collo allungato che sorreggeva una testa triangolare con la bocca munita di due file di denti aguzzi. Dalla struttura scheletrica degli arti si deduce che le zampe erano corte, muscolose, probabilmente pinnate le anteriori, adatte al nuoto.
Non si conosce con certezza il suo colore, poiché non è rilevabile dai fossili; si ipotizza una colorazione mimetica, grigio-verdastra, molto più chiara sul ventre: essendo un predatore, in questo modo poteva confondersi con l’ambiente marino mentre nuotava, sia visto dall’alto che dal basso.
Probabilmente non si allontanava mai molto dall’acqua, sulla terraferma doveva muoversi goffamente, un po’ come le attuali otarie.
Il suo nome deriva dal fatto che il primo esemplare fossile di questo animale venne trovato intorno al 1830 nella zona lariana vicino a Varenna e descritto dallo zoologo Giuseppe Balsamo Crivelli.

Nel 1933, presso la cava di Grumo, venne ritrovato casualmente da Giacomo Scanagatta, allora ragazzino, un esemplare di Lariosaurus balsami.
Il Lariosauro di Grumo, purtroppo privo della testa e di buona parte del collo, era un individuo relativamente giovane: il reperto misura 29 cm e se ne deduce che la lunghezza dello scheletro completo dovesse essere di circa 45 cm.
Nell’aprirsi in due del blocco che lo conteneva, quasi tutto il fossile è rimasto su una delle superfici, mentre l’altra ne ha conservato l’impronta.
Entrambe le matrici sono state salvate.
Di fatto, la parte più grande dell’esemplare aderisce ventralmente ad una delle due lastre, è cioè esposto il dorso dell’animale, mentre sull’altra insieme con l’impronta restano alcune ossa delle zampe e del torace.
Oggi è conservato presso il Museo di Storia Naturale di Lecco a Palazzo Belgioioso e dal giugno 2005 è aperta al pubblico la Sala del Lariosauro.

Lariosaurus Balsami Curioni - il fossile ritrovato a Lierna

Lariosaurus Balsami Curioni - il fossile ritrovato a Lierna


ALTRI RITROVAMENTI DI LARIOSAURO

Nella nostra zona sono stati rinvenuti altri esemplari di Lariosaurus Balsami : si tratta di 14 ritrovamenti che comprendono anche piccoli frammenti ed un calco naturale. Non si può escludere che qualche altro reperto sia detenuto clandestinamente in collezioni private.

Il primo esemplare fu trovato intorno al 1830 e segnalato nella rivista “Politecnico” di Milano nel 1839 da Giuseppe Balsamo Crivelli che, però, non gli diede un nome.

In seguito, un altro studioso, Giulio Curioni, rinvenne un altro fossile di circa 22 cm, il più piccolo conosciuto: era semplicemente un cucciolo di Lariosauro ma lo classificò come se fosse una specie diversa.

Nello stesso tempo diede il nome a quel primo esemplare che era stato descritto, ma non denominato, da Balsamo Crivelli.
In suo onore lo chiamò Lariosaurus balsami, il “rettile del Lario di Balsamo”.
Forse l’equivoco sul mostro del lago può essere nato da qui.
Nonostante l’incompletezza dell’animale, si trattava di una scoperta assai importante: era il primo rettile fossile rinvenuto in Italia.
Era uno dei più grandi esemplari che si conoscano: il  fossile misurava 56 cm, da cui si deduce che le dimensioni dell’animale dovevano aggirarsi intorno ai 110 cm.

L’esemplare meglio conservato di Lariosaurus balsami è custodito in un museo di Monaco di Baviera. E’ lungo 90 cm ed è il soggetto più completo che si conosca. E’ stato scelto come esemplare di riferimento dopo la perdita del primo esemplare tipo durante la Seconda Guerra Mondiale nei bombardamenti di Milano del 1943.

L’esemplare più grande sinora ritrovato arrivava al metro e trenta, era conservato al Museo di Storia Naturale di Milano ma probabilmente andò perduto insieme ad altri esemplari nel rogo in seguito al bombardamento del 1943. Curioni, che l’aveva classificato, comprò personalmente dai cavatori anche altri esemplari.
La sua collezione personale, che comprendeva anche il secondo piccolo reperto ritrovato ed erroneamente classificato, venne da lui donata all’Ufficio Geologico di Roma.
Questo fece sì che i reperti, trasferiti dal Museo di Milano a Roma, si salvassero dai bombardamenti.

Un esemplare piuttosto grande, di circa 60 cm, ritrovato nel 1921 presso il Crot del Pepot a Perledo, è oggi conservato al Museo di Storia Naturale di Milano.

In ordine di tempo, dopo quello di Grumo, l’ultimo esemplare scoperto è un piccolo reperto trovato ad Olcio negli anni ’70.

Presso la grotta della Madonna di Lourdes, che si trova nel cortile dell’asilo di Olcio, alcuni bambini videro nel lastricato dell’area pavimentata antistante “una specie di disegno fatto dagli uomini preistorici”: si trattava di un soggetto giovane di Lariosauro, uno dei più piccoli conosciuti, che misurava circa 24 cm.
Anch’esso è conservato presso il Museo di Storia Naturale di Lecco.

Dagli anni ’70 ad oggi, alcuni autori hanno ascritto a Lariosaurus balsami  un certo numero di fossili ritrovati in diversi paesi europei: Svizzera, Austria, Germania, Spagna.

 

” I testi sono tratti da “Lariosaurus” di Giancarlo Colombo e da una ricerca svolta dagli alunni della Scuola Media di Lierna e rielaborati a cura di Marina De Blasiis”

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