Archivio categoria ‘Monumenti e Luoghi’

LIERNA – MONUMENTI E LUOGHI

martedì, Novembre 1, 2011 @ 04:11 PM
aggiunto da Lierna

Il Castello
Il Castello sorge su un promontorio naturale che ne accentua il carattere insulare e difensivo e presenta tuttora una cinta muraria con resti di epoca medioevale. Almeno fino al secolo XII possedeva anche una torre nella sua parte nord occidentale, la cui base è ancora in parte visibile in Piazzetta Dogali.
Tutto il complesso ha subito nel corso dei secoli molti rimaneggiamenti che ne hanno cambiato il volto e la funzione. Caduto in disuso come opera difensiva delle acque, assunse carattere di borgo residenziale e commerciale.
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La Chiesetta di SS. Maurizio e Lazzaro
All’interno del borgo sorge la chiesetta dei SS. Maurizio e Lazzaro appartenente nel 1147 al monastero di S. Dionigi di Milano.
Dedicata in un primo tempo solo a S. Maurizio, spesso patrono di località difensive come doveva essere il Castello in origine, venne poi dedicata anche a S. Lazzaro.
Alcune notizie riferiscono che la co-dedicazione dell’edificio derivò nel tardo Cinquecento dall’ordine cavalleresco intitolato ai due santi e fondato dai Savoia.
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L’Oratorio del Santo Crocifisso
Oratorio del Santo CrocifissoSorge presso la chiesa parrocchiale e presenta una struttura ottagonale.
Fu eretto nell’anno 1841 su disegno dell’ing. Amadeo di Bellano, per disposizione testamentaria del Sac. Ilarione Marcelli col concorso del popolo di Lierna.
Da molti anni non viene utilizzato per le funzioni sacre, mentre in passato era sede della Confraternita, vi si tenevano le lezioni di dottrina cristiana, le adunanze delle pie associazioni e vi si celebrava l’Ufficio della Beata Vergine tutte le feste. Si cantava la messa il giorno dell’Invenzione della S. Croce e si celebravano le messe per i legati dei sacerdoti Ilarione Marcelli ed Ercole Lampugnani.

 


L’abitato di Sornico

“Verso monte  entriamo in  Sornico attraverso il “Punt de la Ninì”, celebre arco sopra la mulattiera, quasi fosse la porta d’ ingresso di un’ antica città.
Qui le case appaiono molto più vetuste che nel resto del paese.
La via principale è stretta e rivestita da un acciottolato di sassi.
Fatti ancora pochi passi ci si pone dinanzi la chiesa di S. Michele.Dai documenti da noi consultati, l’ edificio appare molto antico. Viene infatti citato anche in alcune carte del XII secolo come bene immobile di proprietà del convento di S. Dionigi in Milano.La struttura attuale mostra evidenti tracce di rifacimenti e di restauri più o meno recenti.
La stradina che costeggia la chiesa va verso la “Valle di Sornico” dove sorge un lavatoio. Quindi si inerpica verso i boschi.”
Testo di Aurelio Goretti,  da“ Lierna, un paese tra lago e monti”

Sornico – San Michele
L’antico oratorio di San Miche a Sornico, di probabile  origine Longobarda e appartenente fino al 1202 al monastero di San Dionigi di Milano, come alri edifici religiosi liernesi aveva subito una riedificazione all’inizio del Seicento.
L’edificio conserva un aspetto lindo e campestre ed è ravvivato sulla facciata esterna da un piccolo affresco del 1826 rappresentante San Michele arcangelo.
A destra della porta di ingresso è posta una pregevole pila per l’acqua benedetta in pietra scolpita.
La sacrestia fu edificata nel 1731 e conserva un lavabo in marmo rosso, Sulle pareti ai lati dell’altare sono appese due tele a olio di grandi dimensioni, di cui una datata 1688 raffigurante S. Antonio con le anime purganti, l’altra rappresentante S. Luigi di Tolosa.
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La Chiesetta di San Martino a Grumo
Costituita da un semplice edificio con campanile, preceduto da un portico ornato da un  ingenuo affresco raffigurante le Anime Purganti.
Al di sopra delle due finestre che affiancano l’entrata, fino al 1950 circa, erano presenti due nicchie in cui erano collocate delle ossa umane che si diceva fossero state ritrovate nei campi circostanti in tempi molto lontani.
All’interno l’altare è costruito con marmi policromi e la pala affrescata rappresenta la Vergine con S. Martino e S. Ambrogio.
Al di sopra un affresco ottocentesco raffigura il Transito di S. Giuseppe.
La citazione più antica di questo luogo è  in un rogito notarile del 1436 riguardante un terreno appartenente alla chiesa di S. Martino di Lierna, in località Prato Grasso.
Dopo due secoli, alla fine del Seicento, il parroco di Lierna scrive che durante le processione delle Rogazioni si visitavano i resti dell’antico oratorio di S. Martino.
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Oratorio di S. Bernardo a Villa
La chiesetta di S. Bernardo, come altre in Lierna, era un edificio religioso di antica origine, nel tardo Cinquecento molto deteriorato o abbandonato, di cui si riprese la riedificazione in pieno clima di Controriforma, per ravvivare il sentimento religioso e il culto.
La sua ricostruzione, lunga e tormentata, durò circa duecento anni, con continue interruzioni.
Nel 1667 il vescovo Torriani annota che la costruzione era stata iniziata da molto tempo e che ogni prima domenica del mese ci si recava in processione con la Confraternita del Rosario.
Lodovico Venini, Nicola e Paolo Balbiani avevano già donato nel Seicento 35 scudi e 100 lire per la sua realizzazione, ma ancora nel 1712 l’Oratorio era incompleto, nonostante fosse méta regolare della processione del Rosario per commemorare la Vergine e il santo titolare.
Nel 1768 una processione vi si recava il giorno di S. Bernardo, nonostante l’edificio non fosse ancora terminato.
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L’Oratorio di Santa Caterina a Giussana
L’Oratorio di S.ta Caterina d’Alessandria a Giussana è ricordato solo da una cappellina votiva in mosaico (eseguito nel 1962 sopra un precedente affresco) sulla facciata di una casa privata, dove la santa è rappresentata con la ruota del martirio che le fu inflitto.
La chiesetta sorgeva fra le mura di questa abitazione e benché si parli anche di un convento con monache o frati, non se ne trova traccia nelle relazioni vescovili successive al 1593.
Nella prima metà del Seicento l’Oratorio era mantenuto da Francesco Georgi e fratelli che avevano fatto eseguire un’immagine a olio di S.ta Caterina da apporre sopra l’altare.
Un’unica finestrella dava luce all’interno e un vaso lapideo, sorretto da un pilastro in pietra, conteneva l’acqua benedetta.
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La Madonna del Rosario di Genico
La Madonna del Rosario a GenicoAl centro della frazione di Genico sorge una cappella ristrutturata da pochi anni, dedicata alla Madonna del Rosario. E’ rinchiusa da un cancello, dotata di altare e fino ad alcuni decenni fa di una bella statua lignea settecentesca, ora sostituita da una copia moderna. Il tempietto, in origine affrescato internamente con un cielo stellato, in passato era definito ironicamente “La Madòna di Capìtt”. Caduto in disuso come edificio religioso, veniva infatti utilizzato come deposito per i mazzi di funi e i capìtt (ganci o cappi in legno impiegati per  appendere la legna alle teleferiche ) adoperati abitualmente dai boscaioli di Genico. La sua origine, molto più spirituale, è invece legata alla presenza a metà del Settecento nella casa adiacente del sacerdote Giovanni Battista Panizza.
Costui era un semplice prete di campagna, nato nel 1728, che aveva studiato nel Seminario di Como e che esercitava le funzioni ecclesiastiche in  parte a Lierna e in parte a Olcio.
Si dedicava anche all’istruzione dei fanciulli della parrocchia e i suoi passatempi preferiti erano le partite a carte e la caccia.
La chiesina della Madonna del Rosario viene visitata regolarmente dalle processioni mariane del mese di maggio e occasionalmente è utilizzata per la celebrazione di messe.

I Mulini e Lavatoi lungo il torrente Buria
La passeggiata da Sornico a Grumo è accompagnata lungo tutto il percorso dalla valle del torrente Bùria che ha origine dai monti sopra i Saioli, scende e lambisce le frazioni meridionali di Lierna.

Benché attualmente la valle sia un luogo piuttosto trascurato e in molti punti cementificato, in passato le acque del torrente, che scorre impetuoso soltanto nei periodi piovosi, e dei suoi affluenti (Acqua del Gesso e Valle di Lembra) ebbero una grande importanza per la vita economica e quotidiana del nostro paese…
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Il Mulino Frantoio di Genico
il Mulino Frantoio di GenicoNelle vicinanze di Genico, lungo il sentiero che dal Bògn sale verso Somàca, è visibile un secolare mulino a ruota, restaurato e curato nei minimi particolari dai proprietari Lucia Panizza e Renzo Rompani.Nel Catasto Teresiano del 1756 lo stabile è citato come “mulino d’una sola ruota” appartenente a G. Battista Panizza fu Ambrogio di Genico. Costruito nella prima metà del Settecento per uso esclusivamente familiare, venne in seguito utilizzato per la macinazione del frumento e del granoturco prodotti in paese. Si aggiunse più tardi l’attività di frantoio per la spremitura delle olive.Rimangono i marchingegni originali in legno ancora funzionanti, il condotto in granito che portava l’acqua dall’invaso sovrastante, la ruota, un torchio, una raccolta di antichi misuratori e recipienti in rame per l’olio, una mastodontica madia per la farina, vecchi attrezzi agricoli e una stufa in muratura per il riscaldamento e la decantazione della sansa delle olive.Il mulino è sempre appartenuto ad un ramo della famiglia Panizza di Genico e abbiamo notizie dei primi mugnai settecenteschi: Giovanni Battista, Ambrogio e Vincenzo.L’attività venne continuata dai figli di quest’ultimo: Ambrogio e Amatore e poi dai nipoti Ortensio e Aristide. A fine Ottocento passò al discendente Ambrogio Panizza (Guérnu),che però cedette  il redditizio mulinoad un cugino pure di nome Ambrogio (Ambrusùn). Questi, già gestore di un frantoio a Fiumelatte, pensò di utilizzare il mulino soltanto per la spremitura dell’olio, attività che continuò suo figlio Amatore (Cecchìn) fino al 1970 circa.

La Cava di Grumo
Entrò in funzione nel 1867 e fin da allora venne definita “cava del marmo nero”.
La cava era di proprietà della famiglia Scanagatta che vi lavorò fino agli anni ’50.
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ESINO LARIO – LUOGHI E MONUMENTI

martedì, Novembre 1, 2011 @ 04:11 PM
aggiunto da Esino Lario

Chiesa parrocchiale di San Vittore
Esino - San VittoreMartire Goffredo da Bussero la menziona già dal secolo XII come esistente, posta sullo sperone roccioso che si erge in centro alla valle, era un tempo adiacente all’antico Castello di origine antica, ora scomparso.

Si raggiunge percorrendo il Viale della Croce sul promontorio della “Costa” tra la scoscesa boscosa della “Curaggia” a sinistra, e i prati a destra detti della “Scodegarda”, nome di chiara origine longobarda.
Conservata, a testimone dell’antica chiesa, è una tipica croce astile argentea di pieno Quattrocento.
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Il viale della Croce e Michele Vedani
Esino - Via CrucisLungo il costone morenico che collega il paese alla Chiesa Parrocchiale di San Vittore è possibile ammirare una delle opere artistiche più importanti di Esino Lario: La Via Crucis o Via della Croce.
Ad opera dello scultore Michele Vedani fu realizzata su formelle in bronzo negli anni ’40 dello scorso secolo incastonate nelle antiche cappellette originariamente affrescate.
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Chiesa sussidiaria di San Giovanni Battista
Esino - San Giovanni BattistaL’oratorio del Battista è situato nel centro storico di Esino Inferiore .
Dopo restauri ed ampliamenti, si presenta ora a tre campate con presbiterio a botte e coro poligonale e semplice fronte a capanna.
Ai lati del presbiterio, tra delicatissimi lavori di stucco del 1691, sono collocati due teleri con il Battesimo di Gesù e la Predicazione di Giovanni, così come appartiene al 1606 la tela dell’Addolorata, che prima del 1850 faceva da pala per l’altare laterale, dove fu posta allora la statua lignea tuttora molto venerata e ritenuta dai più miracolosa.
Da notare sono le tele secentesche della Morte di San Giuseppe e della Decollazione di San Giovanni ai lati, inoltre la Madonna dei Maniscalchi di chiara scuola veneta e in alto la graziosissima Natività.
Entrando sulla destra è conservata in parete la secentesca antica pala della Natività del Battista da poco scoperta e restaurata.

Museo delle Grigne
museo delle grigneIl Museo delle Grigne – museo civico di Esino Lario – racconta l’evoluzione del territorio esinese, dalle sue origini sino alla storia locale più recente.
All’interno della sezione geologica è possibile ammirare minerali della zona prealpina e alpina; fossili del periodo triassico mediano rinvenuti nella conca di Esino Lario, studiati dall’abate Antonio Stoppani e classificati dall’Istituto di Geologia dell’Università di Milano.
La sezione archeologica ha come fiore all’occhiello una freccia di selce eneolitica rinvenuta nella Rocca di Baiedo, il primo segno della presenza dell’uomo sulle pendici della Grigna; completano e arricchiscono la collezione oggetti, monili e armi trovati nelle tombe dei due nuclei abitativi di Esino Lario,
Cres di origine celtica e Psciach romana; utensili e strumenti di lavoro agricolo.
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Parco della Grigna Settentrionale
Esino Parco GrigneEsino Lario e’ il cuore del Parco Regionale della Grigna Settentrionale; la sua centralita’ nel territorio protetto ne fa il punto di osservazione piu’ interessante per eccellenza.
Il Parco si estende, oltre ad Esino, tra i comuni di Cortenova, Parlasco, Pasturo, Perledo, Primaluna, Taceno e Varenna, coprendo una superficie di ha. 5.548. Il territorio presenta massicci superbi, ora candidi di neve, ora sfoggianti i mille colori della primavera, dell’estate e dell’autunno, che si tuffano nelle dolci acque turchine del Lago di Como.
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DERVIO – MONUMENTI

martedì, Novembre 1, 2011 @ 04:11 PM
aggiunto da Dervio

Corenno Plinio
Corenno Plinio - panorama dal lagoFrazione del Comune di Dervio, si trova sulla sponda orientale del Lario ai piedi del monte Legnoncino, adagiato su una balsa rocciosa, in posizione dominante sul centro lago.
Fin dai primi documenti medioevali il borgo è denominato Corenno o Coreno: l’origine del toponimo è ignota, probabilmente celtica, anche se in passato gli Umanisti hanno voluto scorgere la radice greca corintum, pensando ai coloni greci inviati da Giulio Cesare sul lago.
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Castello di Dervio
Su uno sperone di roccia che domina la piana di Dervio, è ben visibile la torre del Castello di Orezia, anche se sarebbe più esatto chiamarlo mastio, dato che la fortificazione attorno alla torre era data dalle mura degli edifici circostanti.
Non si conosce l’origine del nome di Orezia, ma con tale nome la località era già citata alla fine del ’200 insieme alla vicina Chiesa di san Leonardo (In plebe deruio loco castrum goleza ecclesia sancti leonardi [2]). Nei documenti latini il nome aveva alcune varianti: orezia, oretia, horetia, holetia, olletia.
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Castelvedro
Dorio - CastelvedroIn località Mai (detta ad Mayum già nel ‘400), in posizione dominante su Dervio e il Lago di Como, sono ancora visibili i resti di un antico recinto (V-VI sec.).
Viene considerato parte del sistema di difesa creato sulle sponde del Lario a causa delle scorrerie di barbari dalla Rezia: tramite numerosi castelli, erano trasmesse segnalazioni da Colico a Como o a Lecco.
La fortificazione già all’epoca dello Statuto era considerata antica: in un atto di vendita del 1405 è indicato un bosco con molte piante di castagno posto ad castrum vetus. La storpiatura di questa dizione latina portò al nome di Castelvedro.
Si stima che coprisse circa 1500 metri quadrati, con a sud una muratura arrotondata, base di una torre da avvistamento. In alcuni tratti sono ancora visibili murature alte anche 4 metri.

Chiesa SS Pietro e Paolo
Dorio -  Chiesa SS Pietro e PaoloLa Chiesa dedicata agli apostoli Pietro e Paolo si trova nel Borgo di Dervio proprio di fronte alle sponde del lago di Como. La parrocchia risale al XI secolo, anche se la primitiva costruzione potrebbe risalire al VI secolo.
L’edificio attuale, di epoca romanica, è una basilica composta da tre navate e cinque campate, con tre absidi. Attorno al 1665 fu rinnovato l’altare della Madonna del Rosario, fu inserita la vasca battesimale e un confessionale entrambi in marmo nero.
All’esterno della chiesa rimangono tracce degli archetti e delle tre monofore a doppia strombatura; nel sopralzo è incisa la data 1613.
Le forme romaniche sono ancora evidenti nel campanile e nella cella campanaria.
Ai lati dell’altare si trovano due grandi tele del ‘600, opera dei pittori bergamaschi Giovanni e Francesco Cavagna, i quadri rappresentano il martirio di San Pietro e la conversione di San Paolo.
Di particolare pregio e interesse, il pulpito di legno intagliato e dorato, molto simile a quello che si trova nella chiesa di San Giacomo a Bellagio.
Nel 1670 e 1672 le famiglie Rubini e De Magni ottennero dalla Curia, il permesso di sepoltura in chiesa, furono predisposte solo semplici lapidi ancora visibili nelle navate laterali.
Riconducibile all’ XVI secolo la statua della Madonna col bambino.

Chiesa dei SS Quirico e Giuditta
Dervio - Chiesa SS Quirico e GiudittaCostruita a Dervio ai piedi della montagna sulla riva sinistra del Varrone, è dedicato ai due martiri del IV secolo ed è delle chiese più antiche della zona tanto che è menzionata in documenti risalenti all’anno 814.
L’interno presenta l’altare in marmo rosso di Varenna ed una pala del Settecento raffigurante il martirio dei due Santi.
Il campanile è di origine romanica (XI-XII secolo) ed è arricchito alla sommità da un piano di bifore, con un tipo di architettura non usuale per la zona lariana, attribuito al XI sec. e perfettamente conservato.
La Chiesa è stata dichiarata monumento nazionale per il pregevole campanile, fu invece ingrandita e trasformata successivamente e venne riconsacrata il 3 luglio 1628 dal vescovo di Bobbio, delegato dal Cardinale.
Normalmente viene associato alla presenza dei Franchi, dato che le parrocchie e le chiese della diocesi di Milano dedicate a questi santi sono concentrate sull’antica via francigena. A Dervio i santi Quirico e Giulitta erano festeggiati il 16 luglio; non si hanno informazioni precise sulla loro storia, ma circolò a lungo una leggenda che vedeva Quirico come un bambino di 3 anni e Giulitta come sua madre, martirizzati per non aver rinnegato la fede cristiana. Questa storia si ritrova anche nell’immagine presso l’altare della Chiesa: in primo piano S. Quirico e Giulitta come figlio e madre; alle loro spalle san Sebastiano e san Rocco.

Tomba di Avello
PDervio - Tomba di Avellooco discosta dalla strada che da Villa porta al Castello, venne rinvenuta nel 1968 una tomba scavata in una roccia affiorante dal terreno.
A questa antica testimonianza è stata falsamente attribuita una origine celtica, ma è da ritenersi di epoca successiva, tardo-romana o barbarica (attorno al V sec.).
E’ disposta tendenzialmente in direzione nord-sud (circa 10° verso est la parte settentrionale) con un bordo di circa 8-10 cm.
Non esiste più il coperchio, probabilmente rimosso da molto tempo.
Si notano sette incisioni di coppelle presso la parte meridionale.


Dorio: Monumenti e Luoghi

 

COLICO – MONUMENTI

martedì, Novembre 1, 2011 @ 03:11 PM
aggiunto da Colico

Chiesa di San Rocco a Villatico
La Chiesa di San Rocco a VillaticoL’oratorio di San Rocco sopra Villatico è una delle circa 30 chiese dedicate al santo, erette sul territorio lariano dall’epoca medioevale fino al 1600, a riprova della diffusione del culto a questo taumaturgo in epoche di frequenti e gravi epidemie che decimavano le popolazioni e i loro animali. La piccola chiesa sorge sulle pendici del Monte Legnone, ad una all’altezza di circa cinquecento metri, in una zona leggermente pianeggiante e boscosa quasi a metà strada tra i due torrenti che attraversano il territorio di Colico e che sfociano nel Lario: il Perlino e l’Inganna.
La località sembra che non sia mai stata abitata in forma permanente ma è attraversata da una antica importante via di comunicazione (ora denominata sentiero del viandante) che collegava tra loro i paesi della sponda orientale del Lario prima della costruzione da parte degli austriaci della strada militare della riviera nella prima metà dell’ottocento…
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Museo Cultura Contadina- Via Campione 21 – Colico

Conserva le testimonianze della vita contadina fra ‘800 e ‘900 con oggetti relativi alle attivita’ domestiche, artigianali, agro-silvopastorali, economiche, commerciali e al culto religioso.

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Abbazia di Piona
L’Abbazia di Piona, storicamente collegata a quella di Vallate, i cui suggestivi ruderi sono visitabili a pochi chilometri dal paese, in direzione di Morbegno, rappresenta uno dei complessi conventuali più suggestivi del luogo, sia per il fascino dell’ambiente naturale, sia per la presenza di testimonianze artistiche molto rilevanti. La chiesa, sorta nella metà del XI secolo, ma soggetta ad ampliamento già nel secolo successivo, presenta una facciata a capanna, con una grande finestra centrale a tutto sesto.
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Chiesa di San Rocco
La piccola chiesa, intitolata originariamente ai Santi Fabiano e Sebastiano, sorge fuori dall’abitato sulle pendici del Monte Legnone, quasi a metà strada tra il corso del Perlino e quello dell’Inganna, all’altezza di cinquecento metri. L’impianto è romanico, come evidenziato dall’abside semicircolare, ma a partire dal 1401 subì diversi rimaneggiamenti. Conserva, specialmente nell’abside, tracce pittoriche abbastanza consistenti, dovuto a un ignoto, ma capace pittore che dovrebbe aver operato nei primi anni del XV secolo. Particolarmente notevoli il Cristo in mandorla, o Pantocratore, ai cui lati stanno i profeti Geremia ed Isaia. Nel corso di una campagna di restauro svoltasi negli ultimi anni, è stato rinvenuto un’interessante affresco raffigurante l’Ultima Cena.

Tempietto di San Fedelino
San FedelinoIl tempietto di San Fedelino sorge sul posto dove, secondo la tradizione, fu martirizzato il santo durante l’impero di Massiminiano.
La località venne individuata da una pia donna in seguito ad una rivelazione divina; una volta dissepolte, le reliquie del martire furono portate a Como e il punto in cui vennero trovate fu consacrato con l’erezione di un tempietto.
La piccola struttura che presenta molti degli elementi fondamentali del romanico lombardo, è un vero e proprio gioiello in miniatura, una fra le più antiche testimonianze in Lombardia.
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Chiesa di San Miro
San MiroSan Miro nacque a Canzo nel 1345. Il Santo, dopo aver donato tutti i suoi averi ai poveri, condusse una vita solitaria, prima presso il suo paese, poi sui colli di Roma dove giunse dopo un lungo pellegrinaggio e infine a Sorico dove morì nel 1381.
La chiesa di San Miro è di origine romanica e risale presumibilmente al XII secolo.
È menzionata per la prima volta in un documento del 1286 conservato presso la collegiata di Chiavenna.
Originariamente era dedicata a S. Michele e dell’antico edi!cio rimangono nella navata destra alcuni affreschi trecenteschi e una monofora.
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Chiesa di san Bernardino (Villatico)
san bernardinoIl nome Villaricho appare per la prima volta in un atto di vendita del 1154. Alcuni documenti testimoniano, nel 1239, l’esistenza in territorio di Colico, di un mulino idraulico che ragionevolmente possiamo collocare in Villatico, lungo il tragitto della roggia molinara. Alla fine del XIII secolo di sicuro c’era a Villatico un piccolo tempio, perché le testimonianze affermano che a quell’antica comunità era assicurato un servizio religioso. Solo verso la fine del XV secolo la chiesa fu dedicata a San Bernardino, un predicatore senese che attraversò a piedi l’Italia predicando la riforma religiosa, la giustizia sociale e operando a favore della pace tra le città allora in conflitto.
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Forte Montecchio Nord
Costruito tra il 1911 ed il 1914, il Forte Montecchio è l’unico forte militare italiano della Grande Guerra che abbia conservato ancora intatto il suo armamento originario. Funzione principale del Forte era quella di controllare le strade dello Spluga, del Maloja e dello Stelvio nel caso che gli Imperi Centrali, violando la neutralità della Svizzera, avessero deciso di invadere il Nord Italia. Dati gli eventi bellici il forte, che costituiva il punto di forza di un complesso sistema di sbarramento che si prolungava fino al Monte Legnone, rimase inattivo durante tutta la Prima e la Seconda guerra mondiale.
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Forte Fuentes
Tra il 1603 ed il 1606, il conte di Fuentes, governatore di Milano, fece costruire sul Montecchio una fortezza a scopo di difendere il confine settentrionale del Ducato di Milano da francesi e Grigioni svizzeri, che all’epoca occupavano la Valtellina e la Valchiavenna. La piana del forte era allungata, con opere a corno nelle estremità, mentre l’andamento irregolare delle mura, che uscivano e rientravano come cunei, consentiva una migliore difesa della bastionata. Il forte si sviluppava su diversi livelli: in alto, ancora visibile, il palazzo del governatore, che però, a causa dell’insalubrità dell’aria, risiedeva a Gravedona; ai livelli più bassi i quartieri del soldati.
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Torre di Fontanedo
Torre di FontanedoAlle pendici del monte Legnone, lungo la sponda destra del torrente Inganna, su un poggio a circa 500 metri d’altitudine, sorgono i resti di un complesso fortiffcato noto come Torre di Fontanedo.
Si tratta di un piccolo borgo che segue l’orografia rocciosa del luogo ed è disposto su due livelli, una parte alta su cui si trova la torre e una parte più bassa, verso Colico, con una serie di edifici in linea.
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Torri Montecchio Nord
torri montecchio nordSullo sperone sud occidentale del Montecchio Nord, poco distante dalla foce del torrente Inganna, sorgono due piccole torri, distanti tra loro una trentina di metri e legate a tratti da una muraglia che farebbe pensare a un recinto di collegamento o a una cortina di difesa.
Alcuni storici avanzano l’ipotesi che sul colle vi fosse già una vedetta romana, in seguito occupata dai Longobardi.
Le torrette odierne farebbero parte della linea di fortificazione voluta da Bernabò Visconti nel 1357 a vigilare il passaggio sulla via del lago.
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Pian di Spagna
pian di spagnaSituato nel punto d’incontro della Valtellina e della Valchiavenna con il Lago di Como, il Pian di Spagna è una pianura alluvionale formata dai detriti portati nel corso dei secoli dai fumi Adda e Mera.
Si trova sul corridoio di migrazione dello Spluga, uno dei punti di attraversamento più breve dell’arco alpino, ed è una zona umida di interesse internazionale sia per dimensioni che per le caratteristiche del suo habitat naturale.
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BELLANO – MONUMENTI

martedì, Novembre 1, 2011 @ 03:11 PM
aggiunto da Bellano

L’Orrido di Bellano
orrido1Si tratta di una gola naturale creata dal fiume Pioverna circa 15 milioni di anni fa al tempo del disgelo del ghiacciaio dell’Adda le cui acque hanno modellato gigantesche marmitte e suggestive spelonche nel tratto tra Taceno e Bellano.
I tetri anfratti, il cupo rimbombo delle acque tumultuose che hanno ispirato moltissimi scrittori, hanno fatto dell’Orrido una delle località turistiche più note del Lario.
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Chiesa dei Santi Nazzaro e Celso
bellano chiesa nazzaro celsoLa chiesa parrocchiale di Bellano, monumento nazionale italiano, fu edificata dai maestri comacini, nella struttura attuale durante il 14° sec.
Infatti nel 1341 l’antica chiesa, che era dedicata a san Giorgio, venne parzialmente distrutta da un’esondazione del torrente Pioverna e venne successivamente ricostruita e dedicata ai santi Nazaro e Celso.
La prepositurale, come è ben visibile dall’esterno, presenta una struttura a tre navate absidate, tipica dello stile romanico, con quella centrale più alta e larga e quelle laterali più strette.
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Chiesa di Santa Marta
Bellano - Santa MartaNel centro del paese, dove la via Manzoni si allarga in una piccola e graziosa piazzetta, troviamo la Chiesa dedicata a S Marta.

La sua costruzione risale al XV secolo ma l’edificio presenta una sovrapposizione di stili.

Al suo interno si possono ammirare numerose opere di artisti lombardi tra cui spicca un prezioso gruppo lineo di nove statue a grandezza naturale raffigurante la Deposizione.
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ABBADIA LARIANA – MONUMENTI

martedì, Novembre 1, 2011 @ 02:11 PM
aggiunto da Abbadia

Di seguito sono elencati i monumenti ed i luoghi caratteristici che sono interessanti dal punto di vista architetturale, storico e paesaggistico.

CHIESA DI SAN LORENZO
Abbadia Lariana - Parrocchia di San Lorenzo
S. Lorenzo è ricca di storia e di arte: nel luogo dove sorge, esisteva, dal sec. VIII, un’abbazia benedettina dedicata a S. Pietro, che si ritiene fondata addirittura da Desiderio, re dei Longobardi.
Verso il sec. XII perse d’importanza, e il Tatti dice che “cadde e rovinò per decrepità“, nel 1788, i frati Serviti si trasferirono a Como, la chiesa fu ceduta alla parrocchia, in quanto più grande e in migliore stato della chiesa di S. Lorenzo, che si trovava nella località ora chiamata Chiesa rotta.
Così cambiò ancora il santo titolare: i SS. Vincenzo ed Anastasio cedettero il posto a S. Lorenzo.
Qui venne portato l’altare ligneo barocco, che ancora si può ammirare, il crocifisso, la beata Vergine della Cintura e l’altare di S. Apollonia.
Nel 1888 si incominciò un lavoro di ingrandimento e di restauro….
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CHIESA DI SAN MARTINO
E’ ubicata all’inizio del paese, ai piedi del monte Borbino, su un poggio panoramico rivolto verso Lecco.
Rinnovata nel 1400, e registrata già nel XIII secolo nel “Liber notitiae Sanctorum Mediolani” fra i 10 edifici religiosi appartenenti all’abbazia di San Vincenzo, la Chiesa di San Martino ha origini ben più antiche. La pianta rettangolare, una sola navata a copertura lignea e a capriate a vista, finestre medioevali e presbiterio con volta a crocera lo confermano.
Pur essendo intitolata a San Martino, al suo interno (non visibile) si trovano molti riferimenti alla Madonna.
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CASTELLO E CHIESA DI SAN BARTOLOMEO APOSTOLO
Il Castrum Abbis (o Castello, come lo conosciamo noi) è il colle sul quale sorgeva una piccola fortezza medioevale che intorno all’anno 800 diventa l’abitazione degli Abati Benedettini della Badia di San Pietro.
Dopo la chiesa di San Pietro, quella dedicata a San Bartolomeo è la prima in Abbadia. Fu voluta dall’Abate che ne voleva una accanto alla sua residenza. In seguito, nel 1600 e nel 1700 venne ampliata e arricchita con elementi barocchi, tipici dell’epoca.
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CHIESA DI SAN GIORGIO
Appartenente al comune di Mandello, ma dipendente dalla parrocchia di Crebbio, la chiesa di San Giorgio è originaria probabilmente del 100 DC, anche se oggi appare nelle formedel XIII secolo.
L’acquasantiera in marmo del IX-X secolo e l’eccezzionale complesso di affreschi raffiguranti temi come la misericordia, la salvezza e la dannazione ne fanno uno dei più affascinanti rilievi archeologici della zona orientale del lago.
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LA TORRACCIA
Rudere di torre medioevale, probabilmente resto di fortificazione del XII secolo a guardia di Lecco, di cui si sono perse le tracce delle mura con la costruzione dello svincolo della SS36.
Era il baluardo di tutta la sponda orientale del lago a difesa delle incursioni provenienti da sud, principalmente dal Ducato di Milano.
Rimangono intatte due pareti e in quella Nord si vedono in stretta diagonale due monofore e la scossalina esterna che serviva ad allontanare l’acqua dai muri; originariamente era suddivisa in vari piani con copertura a capanna e le falde rivolte verso nord e sud.
Il monumennto è stato restaurato nella seconda metà del secolo scorso costruendo dei possenti muri di cotto per contenere le pareti non più contrastate tra loro.
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BORBINO
Situato in una posizione strategica, sulle pendici del Monte Borbino, con ampia visuale sul lago e costeggiato dalla Via del Viandante, il piccolo centro è sempre stato di grande importanza per il territorio dell’antica Abbazia Benedettina. Non a caso, solo al suo interno si potevano contare ben tre chiese: San Martino, l’Immacolata e la Madonna della Neve. Le strette vie medioevali dell’abitato, si aprono sulla piazza in cui è stato recentemente restaurato lo splendido lavatoio utilizzato sino alla metà secolo scorso.

CIVICO MUSEO SETIFICIO MONTI
Intorno al 1868 Pietro Monti, setaiolo, dai territori a sud di Milano arrivò ad Abbadia. Trasformò l’antico follatura di panni con annessa roggia a ruota idraulica, in un filatoio per seta.
Nel 1998 si inaugurava il Civico Museo Setificio Monti ed inizia la sua apertura al pubblico. La struttura consiste in due edifici, uno adibito a filatoio-incannatoio, l’altro a filanda ed attività accessorie. Oltre ai resti ai alcune macchina ausiliarie, erano rimaste due ruote idraulica con la roggia. Oggi la ruota idraulica è stata completamente restaurata e si sta provvedendo al ripristino dell’antica roggia seicentesca
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L’Oratorio di Santa Caterina a Giussana

martedì, Novembre 1, 2011 @ 01:11 PM
aggiunto da admin

L’Oratorio di S.ta Caterina d’Alessandria a Giussana è ricordato solo da una cappellina votiva in mosaico (eseguito nel 1962 sopra un precedente affresco) sulla facciata di una casa privata, dove la santa è rappresentata con la ruota del martirio che le fu inflitto.
La chiesetta sorgeva fra le mura di questa abitazione e benché si parli anche di un convento con monache o frati, non se ne trova traccia nelle relazioni vescovili successive al 1593.
Alcuni decine di anni fa, durante i lavori di rifacimento dell’edificio, vennero alla luce le arcate del portone frontale della chiesa e una grossa chiave che poteva essere quella della chiesetta.
Negli anni Sessanta, quando venne demolita una vicina cascina, per far posto alla nuova piazza di Giussana, nell’intercapedine fra due antichi muri affiorarono alcuni affreschi raffiguranti  degli angeli, che però vennero immediatamente ricoperti dalle macerie.
Forse si trattava di uno stabile indipendente dalla chiesetta o di un insediamento religioso preesistente, infatti  la frazione era già abitata nel XV secolo.
E’ certo che il tempietto di S.ta Caterina già esisteva nel 1593 ed era stato fatto costruire dalla famiglia Georgi Bertola di Mandello, che provvedeva alla sua manutenzione e mantenimento detenendone il giuspatronato. A quel tempo non aveva né campanile né campane e, benché possedesse un adeguato altare, era privo dei paramenti per la celebrazione della messa, che venivano portati quando necessario.
Quando la famiglia si estinse l’edificio venne venduto e trasformato in abitazione, in epoca comunque successiva al 1785.

Nella prima metà del Seicento l’Oratorio era mantenuto da Francesco Georgi e fratelli che avevano fatto eseguire un’immagine a olio di S.ta Caterina da apporre sopra l’altare.
Un’unica finestrella dava luce all’interno e un vaso lapideo, sorretto da un pilastro in pietra, conteneva l’acqua benedetta.

Nel Settecento la chiesetta era toccata dalla processione delle Rogazioni. All’interno era semplicemente imbiancata, pavimentata in cemento e viziata da umidità.
Gli unici ornamenti dell’altare erano una croce e due candelabri lignei. Sopra era appesa una tela dipinta a colori con una cornice in legno elegantemente elaborata, rappresentante S.ta Caterina vergine e martire, con il corpo decollato sollevato in aria dagli angeli.
Vi era un’unica campana, eretta sul tetto, con corda pendente all’interno e finalmente erano presenti tutte le suppellettili per la celebrazione della messa.

Dopo il 1785 la chiesetta viene completamente ignorata dai religiosi, anche se alcune testimonianze orali parlano di  funzioni che ancora vi si svolgevano sporadicamente nella prima metà dell’Ottocento.

Oratorio di S. Bernardo a Villa

martedì, Novembre 1, 2011 @ 12:11 PM
aggiunto da admin

La chiesetta di S. Bernardo, come altre in Lierna, era un edificio religioso di antica origine, nel tardo Cinquecento molto deteriorato o abbandonato, di cui si riprese la riedificazione in pieno clima di Controriforma, per ravvivare il sentimento religioso e il culto.
La sua ricostruzione, lunga e tormentata, durò circa duecento anni, con continue interruzioni.
Nel 1667 il vescovo Torriani annota che la costruzione era stata iniziata da molto tempo e che ogni prima domenica del mese ci si recava in processione con la Confraternita del Rosario.
Lodovico Venini, Nicola e Paolo Balbiani avevano già donato nel Seicento 35 scudi e 100 lire per la sua realizzazione, ma ancora nel 1712 l’Oratorio era incompleto, nonostante fosse méta regolare della processione del Rosario per commemorare la Vergine e il santo titolare.
Nel 1768 una processione vi si recava il giorno di S. Bernardo, nonostante l’edificio non fosse ancora terminato.
La costruzione definitiva vide la luce solo nel 1830 grazie alle donazioni dei terrieri di Villa e a due nuovi lasciti di Pietro e Gerolamo Cattaneo, che prevedevano la celebrazione di un certo numero di messe annue, compresa una cantata nel giorno di S. Bernardo

L’Oratorio, rinchiuso tra le case della vecchia Villa, è di struttura molto lineare, senza sacrestia, ed è guarnito all’esterno soltanto da un portale in granito su cui sono scolpite le lettere G C, probabili iniziali del benefattore Gerolamo Cattaneo.
L’altare in marmo nero di Varenna, in ricordo di uno dei primi donatori seicenteschi, reca incisa sul bordo una scritta che recita:

“ COSTRUITO COL LEGATO VENINI AMMINISTRATO PINI-1835”

La pala d’altare è costituita da un grande quadro a olio raffigurante S. Bernardo di Chiaravalle, firmato “ONORATO ANDINA 1835”
Di questo pittore e affrescatore non ancora ben studiato, nato ad Argegno nel 1803 e defunto nel 1867, si sa che fu attivo nel Comasco a metà dell’Ottocento. Nel 1857 aveva affrescato il battistero nella  Basilica del SS. Crocifisso in Como. Altre sue opere si trovano nel battistero di S. Fedele a Como e nelle chiese parrocchiali intelvesi di Casasco, Pellio Superiore e Castiglione d’Intelvi.

Altri itinerari: Rifugio Brioschi

martedì, Novembre 1, 2011 @ 12:11 AM
aggiunto da Mandello

RIFUGIO BRIOSCHI

Il Rifugio Brioschi è situato presso la vetta della Grigna Settentrionale o Grignone.
E’ punto di arrivo di molte escursioni e gode di uno splendido panorama sulle Alpi e Prealpi lombarde.

DATI RIFUGIO
Altezza
: m.2403 
Gestore
: Alex Torricini
Telefono rifugio
: 0341 910498
Posti letto
: 27
Dislivello
: +1027 -70 mt
Tempo indicativo: 3:30 ore
Apertura:
estate: sempre aperto
inverno: tutti i mercoledì, sabato e domenica
– sempre dal 26/12 al 7/1
– chiuso in caso di maltempo o pericolo valanghe
– è comunque opportuno telefonare prima

Come raggiungere il rifugio
Questo è il percorso più frequentato durante il periodo estivo.
Da Varenna sul lago di Lecco imbocchiamo la tortuosa e panoramica provinciale 65 che sale al Passo di Agueglio.
Dopo Esino prendiamo la deviazione che passa per il Rifugio Cainallo e proseguendo, con un ultimo tratto sterrato, arriva fino in fondo alla Val di Cino (m. 1440).

Lasciata l’auto nel vasto parcheggio ci avviamo verso la vicina cresta spartiacque ma, prima di raggiungerla, prendiamo il sentiero sulla destra segnalato come: Bogani-Brioschi n. 25; Bietti-Brioschi n. 24; Monte Croce n. 23.
Ci incamminiamo nel bosco in salita.
Subito dopo la prima curva lasciamo a destra il sentiero n. 23 per il Monte Croce e il Bivacco Baitello dell’Amicizia.
Passiamo poi accanto ad una santella con un immagine della madonna (m. 1470). Il sentiero si fa quasi pianeggiante.
Contorniamo il fianco del Grumellone avendo alla nostra sinistra la profonda voragine che scende ripida nella Valle dei Mulini.
Ci troviamo in un bosco di faggi e percorriamo un tratto in salita che termina, dopo alcuni gradini di legno, con un intaglio nella roccia (m. 1485).
Proseguiamo alternando due tratti in piano ad altri in lieve salita.
Attraversato un altro passaggio tra due rocce (m. 1520), continuiamo dapprima in piano e poi in salita.
Superiamo una passerella di assi ricoperti di terra (m. 1535) e percorriamo ancora tre tratti alternati di salita e piano.

Arriviamo ad un bivio (m. 1590). Lasciamo sulla destra il sentiero n. 24 per il Rifugio Bietti e la Cresta di Piancaformia e proseguiamo diritto.
Più avanti ci abbassiamo di 70 metri, scendendo sul fondo della Val delle Lavinie. Riprendiamo in ripida ascesa, passiamo su due tronchi che fanno da passerella e poi continuiamo con un tratto in piano.
Superiamo un cancello di legno e riprendiamo a salire.
Il sentiero ora si divide in due e prendiamo a sinistra perché sembra più agevole.
Poi ci ricongiungiamo all’altro ramo, dopo aver lasciato sulla sinistra il sentiero n. 39 per Prato San Pietro e la Valle dei Mulini.
Il bosco è terminato; ora proseguiamo per prati contornati da qualche larice.
Arriviamo all’Alpe Moncodeno (m. 1700) dove troviamo una baita con stalla e fontana e, poco dopo, una pozza coperta da tronchi che serve come abbeveratoio per le mucche.
Ignoriamo un paio di sentierini sulla sinistra e proseguiamo diritti come ci indica un cartello su un larice.
Già in vista del Rifugio Bogani (m. 1816) si stacca sulla destra un sentiero segnalato come 19 rosso per la Cresta di Piancaformia, Rifugio Bietti e Rifugio Brioschi e come 19 blu per la discesa verso la bocchetta di Prada, Esino o Mandello.
Proseguiamo invece diritto e arriviamo al rifugio.

Una palina segnavia ci indica i vari percorsi: n. 25 via della Ganda, Rifugio Brioschi; n. 37 Bregai, via del Nevaio, Rifugio Brioschi; n. 36 Zapel, passo della Stanga, Rifugio Riva; n. 38 palone Vallori.
Percorreremo il sentiero n. 25 seguendo vari segnavia a bandierina che riportano questo numero oppure tre bolli rossi disposti a triangolo. Inoltre alcune paline segnalano il percorso migliore in caso di neve.
Al primo bivio continuiamo diritti mentre tutti gli altri percorsi sono segnalati a sinistra.
Saliamo tra radi larici e superiamo un tratto in piano ove incrociano alcuni sentieri.
Sempre seguendo i segnavia saliamo verso destra, percorriamo pochi metri su fondo roccioso e, dopo alcuni passi in piano risaliamo tra sfasciumi.
Il sentiero si divide e si riunisce diverse volte.
Risaliamo un dosso, a sinistra di una piccola conca, e dopo un breve passaggio su fondo roccioso continuiamo con pendenza più lieve tra i prati. Lassù in cima già si vede la croce.
Riprendiamo a salire e superiamo due conche, una per parte, mentre in basso a destra si vede il Rifugio Bogani.
A quota 2045 troviamo una madonnina bronzea sulla destra e un profondo buco carsico sulla sinistra.

Pochi passi in piano e riprendiamo a salire. Superiamo in piano un tratto un poco esposto ove una catena passamano ci assicura il cammino (m. 2150) e poi riprendiamo a salire.
Poco dopo (m. 2165) un’altra catena passamano ci accompagna in un facile passaggio a fianco di una foiba.
Subito dopo dobbiamo risalire in verticale una breve parete di tre metri e in questo caso la fune di acciaio ci è sicuramente di aiuto.
Tutti questi passaggi sono da considerarsi facili anche se sono da percorrere con un po’ di prudenza.
Arriviamo ad un bivio (m. 2230); da destra si innesta il sentiero segnalato con il n. 28 (via del Guzzi – Rifugio Bietti) e n. 19 (bocchetta di Prada, Mandello, Esino).
Proseguendo il nostro cammino troviamo un altro tratto assicurato da una lunga catena passamano che inizia con una facile cengia e prosegue fino a contornare una buca (m. 2270).
A questo punto dobbiamo affrontare un faticoso tratto che sale ripidissimo attraverso il gerone, un sentiero di ghiaia e sabbia.
Con ripide serpentine saliamo verso la parete rocciosa. L’ultimo tratto, lungo una quarantina di metri, lo superiamo aggrappandoci ad una serie di catene collegate tra loro e fissate alla montagna.
È davvero l’ultimo sforzo; finalmente sbuchiamo in cima nei pressi dalla cappellina di vetro che precede il Rifugio Brioschi, a pochi passi dalla cima sulla quale svetta una croce di metallo.

Villatico: La Chiesa di San Rocco – Storia

venerdì, Settembre 30, 2011 @ 03:09 PM
aggiunto da admin

La Chiesa di San Rocco a VIllaticoData la posizione del tempietto in mezzo ai boschi di castagni e anticamente di querce, non è inverosimile ritenere che al tempo degli antenati celti in questo posto sorgesse un luogo di culto delle loro divinità silvestri.
Per ora non sono stati recuperati scritti che documentino la data precisa della costruzione dell’oratorio, però la sua dedicazione al martire Sebastiano dei primi secoli e soprattutto l’impianto romanico dell’edificio, come evidenziato dalla bassa e ridotta abside semicircolare con una monofora fatta successivamente chiudere, sembrano farlo risalire al secolo XIV.
Su questa piccola abside si innesta un’unica navata piuttosto spaziosa che, come si può desumere dalle sue dimensioni e dalla sua configurazione, è frutto di ampliamenti e di rimaneggiamenti iniziati già a partire dal secolo XV, proseguiti fino al XVII e conclusi solo una decina di anni fa(2002) .

La documentazione scritta sull’antica chiesa di san Sebastiano inizia solo dal 1582 con le indicazioni contenute negli Atti della visita pastorale del vescovo Antonio Volpi [ASDC, Visite pastorali Volpi]
“S’alzi l’altare maggiore almeno un palmo, s’otturi il finestrello per il qual si può guardare sopra esso altare, si levino gl’altari dei dodici apostoli et quello che è fuori della porta, si levi il vaso di pietra che è presso il ceppo dell’elemosina, il lavello dell’acqua benedetta si trasporti dentro la chiesa, il cimitero si serri tra due mesi (…) sotto pena dell’interdetto”.

Il documento contiene alcuni errori in quanto la chiesa è posta in località “Fontanè” (Fontanedo). L’altare dei dodici apostoli a cui fa riferimento il vescovo evidentemente era collocato sotto l‘affresco dell’Ultima Cena, lungo la parete sinistra. Il finestrello è senz’altro la monofora chiusa posta nella parte bassa centrale dell’abside. Il cimitero menzionato era sicuramente un luogo di sepoltura delle vittime delle pesti di quel periodo ricavato sul sagrato del tempio.

Circa dieci anni dopo nel 1593 viene effettuata la visita del grande vescovo riformatore Feliciano Ninguarda, originario di Morbegno. Anche negli atti di questa visita si trova soltanto un succinto elenco delle chiese del territorio. Si fa menzione di una chiesa dedicata a san Sebastiano erroneamente collocata in “Fontanè” e quella di Santa Croce a La Corte, ove peraltro non è mai esistita alcuna chiesa.
[cfr. M. Fattarelli, La sepolta Olonio e la sua pieve alla sommità del lago di Como e in bassa Valtellina, Lecco 1986, pg. 584]

È negli atti della visita pastorale di Filippo Archinti che, in data 27 giugno 1599, troviamo la prima, seppur sintetica descrizione della chiesa di San Sebastiano, che si riporta nella traduzione italiana recentemente pubblicata
“Chiesa di san Sebastiano, appartiene a san Bernardino di Colico. C’è un’antica cappella oscura in cui si trova l’altare. È consacrato. Mensa di marmo, ricoperta di tela, ma non cerata. Nessuna icona né pittura. La predella si può accettare. Manca tutto [l’arredo ndr]. Muri come cancelli (= le balaustre sono costruite da muri, ndr). Questa chiesa è rivolta a oriente (?); ha un’unica navata; non è consacrata. Copertura con soffitto, pareti in parte dipinte, in parte imbiancate. Pavimento in cotto. Facciata della chiesa dipinta; in essa c’è la porta maggiore. Nessuna acquasantiera; tre finestre senza impannate. Campanile con una campana”.
Il vescovo ordina quindi che “l’altar si orni di croce, et candellieri d’auricalco, di tovaglie necessarie, et tavolette per le secrete, et se li facci un’icona con qualche bel mistero”; e inoltre prescrive di collocare un’acquasantiera e di porre vetri o impannate alle finestre.
[cfr. F. Archinti, visita pastorale alla diocesi, ed. parziale in archivio storico della diocesi di Como, vol. 6, (1995) pg. 171]

Gli atti di visita del vescovo Lazzaro Carafino, per quanto ci riguarda, contengono  uno schizzo topografico del territorio di Colico, in cui sono evidenziate le strade, la parrocchiale di S. Bernardino, le quattro chiese dipendenti (San Fedele, San Giorgio, Santa Croce e San Sebastiano) con la distanza dalla parrocchiale, il numero degli abitanti delle singole località e la disposizione delle case attorno alle chiese. Villatico (San Bernardino) conta 148 abitanti, La Corte (San Fedele) 95, San Giorgio (Colico piano) 55; Fontanedo (Santa Croce) 120; Curcio (senza chiesa) 12; nessun abitante presso la chiesa di San Sebastiano. Anzi si afferma che la chiesa sorge in mezzo al bosco.

La visita del sacerdote di Domaso don Pietro Martire Raimondo, inviato dal vescovo Torriani, è forse la prima alla chiesetta o oratorio allora chiamato di san Sebastiano. Il visitatore si sofferma infatti sui minimi particolari sia sull’ubicazione, sia nel descrivere la piccola costruzione e la povertà dei suoi arredi. Inoltre l’oratorio viene ancora denominato di San Sebastiano, sebbene si sia già diffusa la devozione a san Rocco, protettore degli appestati.
Il visitatore riferisce che l’oratorio sorge in località che il popolo (vulgo) chiama Guasto, in montibus colici, dove non abitano famiglie in permanenza, a circa mille passi dalla chiesa parrocchiale di san Bernardino. Ha un solo vano con un arco a metà a sostegno del tetto. È costruito in pietra e, in parte, risente della vetustà dei tempi. Il pavimento è in calcestruzzo ed è alquanto ineguale. Esiste un solo altare e non si sono suppellettili sacre se non un pallio, due tovaglie e le tavolette con le orazioni da leggere a bassa voce (le carteglorie). La chiesetta che ha sul davanti un fornice, e cioè una tettoria come riparo per i viandanti o per i pastori del luogo, non possiede ornamenti a eccezione di una icona della beata Vergine Maria con a lato san Sebastiano e San Rocco con cornice di legno. Non possiede beni immobili e si mantiene con le elemosine dei fedeli. Vi si celebra due volte all’anno, nelle feste dei due santi titolari, il 20 di gennaio e il 16 di agosto.
Il toponimo Guasto non è conservato a lungo e tanto meno tramandato ai posteri in quel di Colico, ma è il cognome di un proprietario residente a Gravedona, dove il toponimo è ancora conservato. Circa la distanza prospettata in mille passi tra la parrocchia e il montano oratorio è da pensare che il visitatore si sia servito di un sentiero, non certo del tracciato dell’attuale strada, che comporta una lunghezza assai maggiore”.
[da M. Fattarelli, Colico attraverso i secoli, 2003. pg. 163]

Il 14 giugno 1777 un visitatore delegato dal vescovo Mugiasca redige un rapporto sulla parrocchia, di cui citiamo alcuni punti:
Alla chiesa di San Bernardino appartengono quattro chiese filiali: San Fedele, San Giorgio, Santa Croce e San Sebastiano
[Da M. Fattarelli, ibidem, pg. 177]
Don Graziano Porlezza, parroco di San Bernardino dal 28 giugno 1852, compila una relazione sulle chiesi filiali della sua parrocchia:
Dopo aver descritto a lungo la chiesa di San Giorgio in Colico piano, parla della chiesa di Santa Croce a Fontanedo e nomina “San Rocco al monte, con un solo altare. Si celebra per voto, con processione ogni venerdì di maggio, più la stazione di san Rocco”. [Da M. Fattarelli, ibidem, pg. 200]

Nel secolo XIX venne edificato davanti alla facciata il profondo portico, tipo nartece delle chiese romaniche, non più per i catecumeni ma per proteggere i pellegrini nel caso di intemperie.
In quell’epoca venne sopraelevato l’armonico campanile decorato ad archetti pensili, merli e da un’alta guglia piramidale. L’esterno costituisce una struttura particolarmente articolata e sorprendente avvolta dal fascino della vegetazione circostante.

Roberto Pozzi

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