Archivio categoria ‘Storia’

Il Pavimento Romano di Lierna

martedì, Novembre 1, 2011 @ 10:11 PM
aggiunto da admin

Dal 2006 il Museo Archeologico di Lecco si arricchisce di un nuovo allestimento.
Si tratta del mosaico romano, databile al I sec. d. C. rinvenuto a Lierna sulle rive del lago nel 1876 che, dopo un lungo  restauro, viene esposto al pubblico nella sala romana. In stile geometrico, con tessere bianche e nere, è costituito da file di esagoni, con un motivo all’interno: su una fila vi è un fiore a sei petali, mentre sull’altra dei triangoli che formano delle clessidre. Il mosaico, rinvenuto insieme a tronchi di colonne, apparteneva ad una villa signorile edificata sulle sponde del lago.
L’importanza del mosaico risiede nella sua unicità: si tratta dell’unica testimonianza sul territorio lecchese dell’esistenza di edifici signorili di epoca romana costruiti sulla sponda orientale del lago.

Il Museo Archeologico situato a palazzo Belgioioso  in Corso Matteotti a Lecco è aperto al pubblico da martedi a domenica dalle h. 9.30 alle h. 13.30. Ingresso libero.

pavimento romano di Lierna

 

testo di Franca Panizza

Lierna – Il Lariusauro di Grumo e altri ritrovamenti fossili

martedì, Novembre 1, 2011 @ 09:11 PM
aggiunto da admin

Il Lariosauro era un rettile acquatico, carnivoro predatore, vissuto nel periodo Triassico, circa 200 milioni di anni fa, quindi più antico dei Dinosauri.
Il quell’epoca la zona si presentava come un mare tropicale , l’ambiente intorno a Lierna era simile ad una laguna dove, tra gli altri animali, viveva il Lariosauro.
Dai fossili ritrovati gli studiosi sono risaliti al suo probabile aspetto fisico.
Il Lariosauro era un animale lungo circa 1 metro, dalla struttura idrodinamica lunga e snella, con un collo allungato che sorreggeva una testa triangolare con la bocca munita di due file di denti aguzzi. Dalla struttura scheletrica degli arti si deduce che le zampe erano corte, muscolose, probabilmente pinnate le anteriori, adatte al nuoto.
Non si conosce con certezza il suo colore, poiché non è rilevabile dai fossili; si ipotizza una colorazione mimetica, grigio-verdastra, molto più chiara sul ventre: essendo un predatore, in questo modo poteva confondersi con l’ambiente marino mentre nuotava, sia visto dall’alto che dal basso.
Probabilmente non si allontanava mai molto dall’acqua, sulla terraferma doveva muoversi goffamente, un po’ come le attuali otarie.
Il suo nome deriva dal fatto che il primo esemplare fossile di questo animale venne trovato intorno al 1830 nella zona lariana vicino a Varenna e descritto dallo zoologo Giuseppe Balsamo Crivelli.

Nel 1933, presso la cava di Grumo, venne ritrovato casualmente da Giacomo Scanagatta, allora ragazzino, un esemplare di Lariosaurus balsami.
Il Lariosauro di Grumo, purtroppo privo della testa e di buona parte del collo, era un individuo relativamente giovane: il reperto misura 29 cm e se ne deduce che la lunghezza dello scheletro completo dovesse essere di circa 45 cm.
Nell’aprirsi in due del blocco che lo conteneva, quasi tutto il fossile è rimasto su una delle superfici, mentre l’altra ne ha conservato l’impronta.
Entrambe le matrici sono state salvate.
Di fatto, la parte più grande dell’esemplare aderisce ventralmente ad una delle due lastre, è cioè esposto il dorso dell’animale, mentre sull’altra insieme con l’impronta restano alcune ossa delle zampe e del torace.
Oggi è conservato presso il Museo di Storia Naturale di Lecco a Palazzo Belgioioso e dal giugno 2005 è aperta al pubblico la Sala del Lariosauro.

Lariosaurus Balsami Curioni - il fossile ritrovato a Lierna

Lariosaurus Balsami Curioni - il fossile ritrovato a Lierna


ALTRI RITROVAMENTI DI LARIOSAURO

Nella nostra zona sono stati rinvenuti altri esemplari di Lariosaurus Balsami : si tratta di 14 ritrovamenti che comprendono anche piccoli frammenti ed un calco naturale. Non si può escludere che qualche altro reperto sia detenuto clandestinamente in collezioni private.

Il primo esemplare fu trovato intorno al 1830 e segnalato nella rivista “Politecnico” di Milano nel 1839 da Giuseppe Balsamo Crivelli che, però, non gli diede un nome.

In seguito, un altro studioso, Giulio Curioni, rinvenne un altro fossile di circa 22 cm, il più piccolo conosciuto: era semplicemente un cucciolo di Lariosauro ma lo classificò come se fosse una specie diversa.

Nello stesso tempo diede il nome a quel primo esemplare che era stato descritto, ma non denominato, da Balsamo Crivelli.
In suo onore lo chiamò Lariosaurus balsami, il “rettile del Lario di Balsamo”.
Forse l’equivoco sul mostro del lago può essere nato da qui.
Nonostante l’incompletezza dell’animale, si trattava di una scoperta assai importante: era il primo rettile fossile rinvenuto in Italia.
Era uno dei più grandi esemplari che si conoscano: il  fossile misurava 56 cm, da cui si deduce che le dimensioni dell’animale dovevano aggirarsi intorno ai 110 cm.

L’esemplare meglio conservato di Lariosaurus balsami è custodito in un museo di Monaco di Baviera. E’ lungo 90 cm ed è il soggetto più completo che si conosca. E’ stato scelto come esemplare di riferimento dopo la perdita del primo esemplare tipo durante la Seconda Guerra Mondiale nei bombardamenti di Milano del 1943.

L’esemplare più grande sinora ritrovato arrivava al metro e trenta, era conservato al Museo di Storia Naturale di Milano ma probabilmente andò perduto insieme ad altri esemplari nel rogo in seguito al bombardamento del 1943. Curioni, che l’aveva classificato, comprò personalmente dai cavatori anche altri esemplari.
La sua collezione personale, che comprendeva anche il secondo piccolo reperto ritrovato ed erroneamente classificato, venne da lui donata all’Ufficio Geologico di Roma.
Questo fece sì che i reperti, trasferiti dal Museo di Milano a Roma, si salvassero dai bombardamenti.

Un esemplare piuttosto grande, di circa 60 cm, ritrovato nel 1921 presso il Crot del Pepot a Perledo, è oggi conservato al Museo di Storia Naturale di Milano.

In ordine di tempo, dopo quello di Grumo, l’ultimo esemplare scoperto è un piccolo reperto trovato ad Olcio negli anni ’70.

Presso la grotta della Madonna di Lourdes, che si trova nel cortile dell’asilo di Olcio, alcuni bambini videro nel lastricato dell’area pavimentata antistante “una specie di disegno fatto dagli uomini preistorici”: si trattava di un soggetto giovane di Lariosauro, uno dei più piccoli conosciuti, che misurava circa 24 cm.
Anch’esso è conservato presso il Museo di Storia Naturale di Lecco.

Dagli anni ’70 ad oggi, alcuni autori hanno ascritto a Lariosaurus balsami  un certo numero di fossili ritrovati in diversi paesi europei: Svizzera, Austria, Germania, Spagna.

 

” I testi sono tratti da “Lariosaurus” di Giancarlo Colombo e da una ricerca svolta dagli alunni della Scuola Media di Lierna e rielaborati a cura di Marina De Blasiis”

Lierna – la Cava di Grumo

martedì, Novembre 1, 2011 @ 09:11 PM
aggiunto da admin

Entrò in funzione nel 1867 e fin da allora venne definita “cava del marmo nero”.
La cava era di proprietà della famiglia Scanagatta che vi lavorò fino agli anni ’50.

Famiglia Scanagatta

Nonno di Giacomo Scannagatta, Giacomo Scannagatta bambino e nel 2008

L’estrazione delle rocce veniva effettuata a mano con martello e scalpello, poichè, data la vicinanza con l’attuale provinciale 72, non si potevano far brillare mine.

Le rocce si presentavano a strati, pertanto non era possibile estrarre blocchi di grandi dimensioni; inoltre non tutta la roccia era ugualmente sfruttabile a causa del diverso spessore degli strati, delle variazioni delle proprietà fisiche e per la presenza di discontinuità.

Il materiale estratto veniva scelto dai compratori sulla piazza di Lierna, in base alle richieste di mercato; se il pezzo era troppo grande si provvedeva a tagliarlo ulteriormente in cava, altrimenti veniva trasportato via lago a Varenna dove si procedeva alla sua levigazione e trasformazione nella forma voluta.

Anche la Fabbrica del Duomo di Milano fu interessata all’acquisto della cava che però la famiglia Scanagatta non volle mai vendere.

All’interno degli strati calcarei furono anche recuperati minerali allo stato cristallino e fossili; fu proprio alla cava di Grumo che nel 1933 venne ritrovato il fossile di un esemplare di Lariosauro.

Operai Cava di Grumo

Signori in visita alla Cava con gli abiti della festa e i Cavatori della Cava di Grumo

Le foto sono state fornite da Giuseppe Scanagatta

VARENNA – STORIA E GEOGRAFIA

martedì, Novembre 1, 2011 @ 04:11 PM
aggiunto da Varenna

Varenna, posta allo sbocco di una fertile valletta, è costruita su un promontorio roccioso sovrastato da un monte, sulla cui vetta si staglia la sagoma inconfondibile della torre di un antico castello. 

Come molti dei paesi della costa Lariana, anche Varenna ha un passato legato all’attività della pesca; per questo è stata scelta come luogo di dimora dalle prime popolazioni del lago.

È una località inconsueta: da una parte si propone come un vivace e attrattivo centro turistico con numerose strutture ricettive, dall’altra custodisce un passato medioevale che si offre oggi come uno dei meglio conservati della zona del Lago. 

CENNI STORICI

Le origini di Varenna si perdono nell’oscurità dei tempi. Si può affermare che la località dev’essere stata abitata fin dai tempi più remoti e fu fortificata dai Romani. Un segno importante nella storia del borgo risale al 1169, quando questo, che era uno sparuto villaggio di pescatori, diede ospitalità agli abitanti dell’Isola Comacina scappati dalla distruzione delle loro case da parte dei Comaschi, alleati del Barbarossa. Tutti gli anni, i Varennesi ricordano lo sbarco dei Comacini il primo sabato di Luglio, con una grandiosa festa culminante con spettacolari fuochi d’artificio. 

Etimologia del nome:

Deriva dal nome latino femminile di persona ‘Varena’.

Il centro si trova ad un’altitudine di 220 m, conta all’incirca 728 abitanti e si estende su una superficie di 12,6 km2 divise in 4 frazioni: Varenna, Olivedo, Fiumelatte e Località Pino.

Foto di Alberto Locatelli in esclusiva della Pro Varenna

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MANDELLO – STORIA E GEOGRAFIA

martedì, Novembre 1, 2011 @ 04:11 PM
aggiunto da Mandello

GEOGRAFIA
Altitudine: 203 metri s.l.m. Superficie: km2 41,77
Posizione geografica: Ramo orientale del lago di Como (ramo di Lecco) – Il territorio è diviso in due porzioni, separate dal lago: la maggior parte del territorio comunale si estende sulla riva orientale del lago e giunge fino alla cima della Grigna Settentrionale (m 2.410). La parte restante si trova sulla riva occidentale ed è costituita dalla frazione Moregge e dal versante est del monte Moregallo (m 1.275).
Frazioni: Maggiana, Olcio, Rongio, Somana con Sonico
Vecchi Nuclei: Mandello (Borgo a lago), Gorlo, Luzzeno, Molina, , Motteno, Mulini, Olcio, Rongio, Somana (Bornico), Sonvico, Tonzanico, Zeno.

CENNI STORICI
Si ritiene che il suolo su cui sorge la cittadina sia formato dalla pianura alluvionale che il torrente Meria ha creato trasportando a valle, verso la foce, grandi quantità di detriti, massi, ciottoli e ghiaia.
Su questa pianura, circondata da fertili colli, alla fine del VII sec. a.C. si stabilirono i Celti (come confermato da reperti archeologici rinvenuti nei dintorni). Dopo la vittoria dei Romani sui Celti a Casteggio (PV) Mandello venne assogettato dal condottiero romano Marco Claudio Marcello e, insieme ad altre località del lago, divenne un Pagus romano.
Nonostante il borgo sia di fondazione preromana, si ipotizza che il nome della cittadina sia di origine romana e che derivi dal nome «Mandella», di una famiglia aristocratica romana o dal nome proprio «Amandello».

Le prime menzioni scritte che riguardano Mandello risalgono all’epoca dei Longobardi dai quali fu classificata «corte regia», ossia terra di proprietà reale.
Nel 603 il papa Gregorio I, probabilmente a seguito di una contesa con il re longobardo Agilulfo, cedette al conte di Angera tutte le corti regie del Comitato di Milano, fra le quali figurava anche Mandello.
Successivamente Mandello divenne comune rurale dell’alto milanese, «feudo comitale e residenza dei Conti di Mandello» o «Mandelli» che trassero, come di consuetudine ai tempi, il cognome di famiglia dal nome del borgo.

Nel 1117, durante la guerra tra Como e Milano, i Mandellesi si schierarono con i Comaschi a fianco del papa Urbano II, contro i Milanesi appoggiati dall’imperatore Enrico IV. Nel 1126, nel corso della guerra durata ben 10 anni, il borgo di Mandello fu saccheggiato ed incendiato da parte dei Lecchesi e dei Milanesi.

Nel 1154 Federico Barbarossa, sulla via del ritorno verso la Germania dopo la sua prima discesa in Italia, affidò la custodia del paese e della Torre di Maggiana ad Alcherio Bertola, ricco signore del luogo fedelissimo alla causa imperiale.

Nel 1160, quando le città italiane pensarono a rendersi indipendenti dall’impero e si formarono i comuni, Mandello fu tra i primi borghi del lago ad accogliere la novità amministrativa e si costituì in Comune, con consoli, assemblee e magistrati propri.
Durante la lotta tra Visconti e Torriani Mandello, coerente con la sua posizione guelfa, parteggiò per questi ultimi.

Nel 1311 Mandello fu invaso dalle truppe di Cressone Crivelli ed a lui l’imperatore Enrico VII concesse in feudo Lecco e le zone limitrofe.

Nel 1336 Lecco e Mandello passarono sotto il governo di Azzone Visconti; sotto il suo dominio la vita pubblica conobbe un periodo di ordine e di buona amministrazione.
Sul finire del XIV secolo vennero promulgati ufficialmente gli statuti per il borgo e la sua popolazione; il primo podestà, Giovanni De Bombelli, fu eletto il 13 febbraio 1398. Nel 1429 il duca Filippo Maria Visconti concesse alla terra di Mandello alcuni privilegi che vennero confermati ed accresciuti da Francesco Sforza nel 1450.

Durante la guerra tra Milano e Venezia, Mandello resistette alla Repubblica Veneta che, nel 1453, aveva già occupato la Valsassina e minacciava anche Bellano e la riviera orientale del lago.
E’ in questo periodo che il borgo venne ulteriormente fortificato e fu concluso il vallo attorno all’abitato.

Il 23 ottobre 1537 l’imperatore Carlo V concesse il feudo di Mandello e riviera al senatore cremonese Francesco Sfondatri. Gli Sfondatri mantennero l’investitura fino al 1788, anno in cui i Serbelloni fecero domanda per ottenere il «Contado della Riviera» (a cui apparteneva anche Mandello), ma l’anno successivo le leggi napoleoniche abolirono ogni vincolo feudale.

Successivamente Mandello subì il dominio dei Francesi e degli Austriaci almeno fino al 1848, quando le idee rivoluzionarie presero piede ed in paese fu istituito un «Comitato Risorgimentale».

Mandello fu il primo comune lariano su cui sventolò la bandiera italiana.

APPROFONDIMENTI

Mandello: Alla ricerca di tracce medioevali nel borgo antico

Mandello: Archivio Comunale della Memoria Locale

LIERNA – STORIA E GEOGRAFIA

martedì, Novembre 1, 2011 @ 04:11 PM
aggiunto da Lierna

Coordinate: 45°58′00″N 9°18′00″E
Altitudine: 202 m s.l.m.
Superficie: 11 km²
Abitanti: 2.242[1] (31-12-2010)
Densità: 203,82 ab./km²
Frazioni: Bancola, Casate, Castello, Cisarino, Genico, Giussana, Grumo, La Foppa, Mugiasco, Olcianico, Sornico, Villa
Comuni confinanti: Esino Lario, Mandello del Lario, Oliveto Lario, Varenna

CENNI STORICI
Lierna è situata sulla Riviera Orientale del Lago di Como tra Mandello e Varenna ed è costituita dalle frazioni di Grumo, Casate, Mugiasco, Olcianico, Sornico, Castello, Giussana, Ciserino, Genico, Villa e Bancola. Prende forse il suo nome dal romano “Hibernia”, quartiere invernale di truppe romane, anche se l’ipotesi più argomentata  è quella di un’origine celtica.Alcuni reperti archeologici, e in particolare il pavimento a mosaico trasportato a Palazzo Belgioioso a Lecco, al Museo, confermano tuttavia una presenza romana sulla quale si è diffusa la Rivista della Società Archeologica Comense nel 1876.Il primo documento notarile riguardante Lierna è dell’854. Il paese, feudo del Monastero di S. Dionigi di Milano dal 1035 al 1202, fu a lungo conteso tra Milano e Como, tra i Torriani e i Visconti, offrendosi addirittura nel 1375 in soggezione a Varenna. Nel 1499 passò sotto il dominio di Marchesino Stanga e nel 1533 sotto quello degli Sfondrati di Cremona, feudatari della Riviera sino al 1788.Nel 1743 avvenne la separazione amministrativa del Comune di Lierna da quello di Mandello.Nel 1619 la chiesa di S. Ambrogio divenne parrocchiale e nel 1626 fu riedificata e ingrandita. Antonio Anzani, rettore, fu il primo parroco di Lierna.Il paese fu in perpetua contesa con Esino per i diritti sui boschi e con Varenna per i diritti di pesca e i confini. Il paese ha fornito vasta emigrazione nella seconda metà dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento, in particolare verso Argentina e Uruguay, dove numerosi liernesi si distinsero in attività industriali, agricole, artigiane e artistiche. I Balbiani e i Pini fecero fortuna con i liquorifici in Argentina, Bartolomeo Panizza fu allevatore in Uruguay, Davide Giosìa Barindelli avviò un grande laboratorio di falegnameria a Buenos Aires. Giuseppe Lelio Balbiani fondò numerose aziende agricole. Emilio Bonesatti fu direttore generale delle rendite a Buenos Aires. Altri Bonesatti invece si distinsero nella musica, sia come studiosi che come concertisti. Splendide ville abbelliscono il paese e quasi allo sbocco del paese in direzione di Varenna si trova la magnifica Villa Pini, nel cui giardino si trova una freschissima sorgente di acqua ferruginosa. Ulivi (un tempo anche molte viti) ammantano il declivio su cui sorge l’abitato che si stende oltre la vecchia statale che lo attraversa fino al lago dove, in località Riva Bianca, un antico castello mostra i suoi ruderi.

Testo di Franca Panizza

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Il Lariusauro di Grumo e altri ritrovamenti fossili
Il Pavimento Romano di Lierna
Adelaide di Borgogna

ESINO LARIO – STORIA E GEOGRAFIA

martedì, Novembre 1, 2011 @ 04:11 PM
aggiunto da Esino Lario

Esino LarioCoordinate: 45° 59′ 47,04”N 9° 20′ 11,04”E
Altitudine: 910 m s.l.m.
Superficie: 18,05 km²
Abitanti: 752 (01-01-2013)
Densità: 41,66 ab./km²
Frazioni: Bigallo, Ortanella
Comuni confinanti: Parlasco, Cortenova, Taceno, Perledo, Varenna, Lierna, Primaluna, Mandello del Lario, Pasturo

Esino Lario, una perla alle pendici della Grigna Settentrionale, sovrasta la sponda orientale del Lago di Como, dominandone l’intero corso e regalando panorami ineguagliabili.
Interamente inserito nel Parco della Grigna Settentrionale, il territorio di Esino Lario gode di una favorevole posizione che ne rende il clima mite ed asciutto e l’aria pura e salubre.
Sorto in una posizione dominante ed al contempo protetto dalle invasioni esterne, Esino è sempre stato crocevia di incontri e scambi, grazie a cui ha saputo svilupparsi nei secoli, pur mantenendo intatti cultura, riti e tradizioni tramandate sino ad oggi.

Tracce tangibili dello scorrere del tempo sono i segni del passato che ancora oggi caratterizzano il paese: dai numerosi massi erratici disseminati in tutto il territorio ai fossili e minerali della Grigna – già studiati da Antonio Stoppani; dai reperti archeologici celtici e romani ai centri storici di Esino Superiore o Crès (di origine celtica) e di Esino Inferiore o Psciach (romana); dalla Torre di avvistamento alle antiche vie di comunicazione ancora oggi praticabili che collegano Esino agli abitati di Lierna e di Varenna.
Esemplari naturali e reperti archeologici sono ammirabili nel “Museo delle Grigne”, un piccolo gioiello etnografico che ripercorre lo sviluppo millenario del territorio esinese dalle sue origini sino alla storia locale più recente.

Esino Lario, un paese che “non sente il suono di altre campane”, nei secoli ha saputo svilupparsi ed essere autosufficiente, costruendo comunque solidi rapporti sociali, economici e culturali con i paesi limitrofi.
Tipico esempio è la Scuola di Arazzeria di Esino, creata da don Giovanni Battista Rocca negli anni ’30 ed attiva sino agli anni ’60, che raggiunse alti livelli di qualità sia in termini di produzione che di fattura.

E’ oggi possibile ammirare alcuni arazzi nella Chiesa Parrocchiale di San Vittore e presso il Teatro della Scuola Materna Pietro Pensa. La Scuola di arazzeria ha plasmato una tradizione artistica locale, ancora oggi viva in molte famiglie esinesi.
Anche la religiosità ha da sempre avuto un ruolo fondamentale, come testimoniano la Chiesa Parrocchiale di San Vittore e la sua sacristia, le chiesette di Sant’Antonio, di San Giovanni, di San Pietro e le innumerevoli edicole – gisoei – dislocate in tutto il territorio.
Devozione, cultura e folklore caratterizzano fortemente ancora oggi usi e tradizioni locali. La localizzazione ed il forte attaccamento alle radici degli abitanti ha portato alla creazione dell’“Ecomuseo delle Grigne”, ufficialmente riconosciuto dalla Regione Lombardia nel giugno 2009.

DERVIO – STORIA

martedì, Novembre 1, 2011 @ 04:11 PM
aggiunto da Dervio

Coordinate: 46°04′00″N 9°18′00″E
Altitudine: 220 m s.l.m.
Superficie: 11 km²
Abitanti: 2.774[1] (31-12-2010)
Densità: 252,18 ab./km²
Frazioni: Corenno Plinio
Comuni confinanti: Bellano, Cremia (CO), Dorio, Introzzo, Pianello del Lario (CO), San Siro (CO), Sueglio, Tremenico, Vendrogno, Vestreno

CENNI STORICI
Alle origini la nostra terra era abitata da piccoli nuclei di capanne adibite a riparo per i popoli nomadi, inizialmente i liguri e poi quelli di origine celtica, che si muovevano alla ricerca di fonti naturali di sopravvivenza, finché non decisero di fermarsi fondando dei villaggi (gau).
Ciò è testimoniato dai ritrovamenti a Dorio di un “Paalstab” (scure) dell’età del bronzo, conservato nel museo di Como e dei “massi cupelliformi” riconducibili ai popoli celti.
In seguito con la conquista romana nel II secolo a. C. si andò sviluppando una civiltà abbastanza evoluta detta gallo-romana, i cui centri di comando divennero “pagi” innestandosi nella costituzione giuridica dello stato romano. Successivamente i romani fortificarono i passaggi obbligati delle valli, tra cui si poteva comunicare con segnalazioni a vista, speculari di giorno e con fuochi la notte. Si ritiene risalgano a questo periodo imperiale (V-VI sec. d.C.) il “Castelvedro” in località Mai di Dervio, come il castello di Vezio e quello di Esino. Dopo la caduta dell’impero, le migrazioni barbariche dei Goti e dei Longobardi rafforzarono il sistema difensivo romano e la diffusione del cristianesimo trasformò poi in “pievi” gli antichi centri di comando, tra cui quella di Dervio sottoposta alla chiesa di Milano. I Longobardi avviarono la politica feudale che ebbe poi il suo pieno sviluppo sotto i Franchi, le terre della Valvarrone e Valsassina appartennero ai conti di Lecco finché la politica degli imperatori tedeschi (Ottoni) cominciò a contrastare lo strapotere dei feudatari con la concessione dei feudi ai vescovi.
Attorno all’anno Mille il territorio divenne diritto dell’arcivescovo di Milano. Fu poi teatro della guerra contro le “tre pievi” (Dongo, Gravedona e Sorico) e quella decennale tra Como e Milano con numerose battaglie navali sul lago. Nel Medioevo Dervio e Corenno assunsero il titolo di “borgo”, in quanto cinte da mura e rette come liberi comuni.
Negli anni 1384-1389 vennero redatti gli Statuti di Dervio, che dettavano regole precise sulla vita civile e sociale; questo documento tuttora esistente è stato tradotto in italiano e pubblicato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Dervio. La comunità di Dervio era allora composta anche dalle terre di Corenno, Dorio, Introzzo, Sueglio, Tremenico e Vestreno, ma risulta che i paesi della Valvarrone si separarono a partire almeno dal 1367. Nel 1410 Dorio e nel 1520 Corenno si separarono da Dervio, poi ritornarono a farne parte nel 1928, ma Dorio si staccò nuovamente nel 1950.
Agli arcivescovi seguirono i Ducati milanesi dei Visconti e degli Sforza, fino alla dominazione spagnola che portò ad un periodo di decadenza. La tranquillità della vita quotidiana era spesso infranta dalle scorrerie di eserciti delle grandi potenze, che transitavano sul territorio avendo come salario il diritto di saccheggio. Due nomi sono rimasti famosi: il Medeghino (1530-1532), che percorreva con la sua flotta le acque del lago razziando ovunque e rifugiandosi poi nell’imprendibile castello di Musso, ed i Lanzichenecchi (1629), che lasciarono dietro di loro la tragica peste ricordata da Manzoni ne “I Promessi Sposi” e che a Dorio fece una strage portando gli abitanti da 300 a 84; le ricorrenti epidemie di peste sono testimoniate dalla chiesetta di Santa Cecilia di Dervio che fu utilizzata come lazzaretto.
Con la successiva dominazione austriaca fiorì l’industria del ferro e lo sfruttamento delle miniere dell’alto Varrone portò lo sviluppo industriale in un’economia fondata sull’agricoltura. Nacquero a Dervio industrie come la “Redaelli”, quattro cartiere all’avanguardia, cantieri nautici e laboratori artigiani, in Valvarrone le cave minerarie, a Dorio la filanda (1840-42), che assorbivano manodopera anche dai paesi circostanti. I collegamenti migliorarono con la conclusione della strada dello Spluga (1834) e l’apertura del tratto ferroviario Bellano-Colico (1894), la costruzione della strada carrabile per la Valvarrone (1916-1917). Tutto questo ha determinato un notevole sviluppo, che grazie alla tenacia ed all’operosità degli abitanti ha portato al benessere attuale, che vede gradatamente l’economia del nostro territorio trasformarsi da industriale a turistica, grazie a quelle risorse naturali che avevano favorito i primi insediamenti abitativi delle nostre terre.

Per approfondire la storia di Dervio visitate i Quaderni Derviesi

COLICO – STORIA E GEOGRAFIA

martedì, Novembre 1, 2011 @ 03:11 PM
aggiunto da Colico

Colico si trova nella parte orientale dell’Alto Lario, dominato dalla prealpe più alta, l’imponente Monte Legnone con i suoi 2610 m. Anche il suo gemello, il Monte Legnoncino con i suoi 1714 m, è parte importante del panorama colichese. Vicino a Colico si trova un’importante riserva naturale, il corridoio di migrazione del Pian di Spagna che però è già in territorio della Provincia di Como. I due principali corsi d’acqua di Colico sono l’Inganna ed il Perlino. Poi c’è anche il fiume Adda che fa da confine naturale con la Provincia di Como.

Situato sulla sponda orientale del Lago di Como, in posizione chiave lungo le direttrici stradali che collegano Lecco, Chiavenna e Sondrio, il Comune di Colico vanta origini molto antiche. Alcuni ritrovamenti archeologici, infatti, testimoniano la presenza di insediamenti abitativi in zona fin dall’epoca preromana e romana.

La storia locale fu poi per secoli fortemente condizionata dalla particolare ubicazione: Colico, infatti, subì sia le devastazioni e le pestilenze arrecate dalle diverse soldatesche di passaggio, sia l’insalubrità di un territorio dominato dagli umori del fiume Adda.

Nel XIII secolo Colico si eresse a comune e tra il quattrocento e il cinquecento, venne infeudato da diversi signori tra cui i Visconti, i Sanseverino, gli Sforza, i Caldarini, i Pusterla, e gli Alberti.

Nei primi anni del XVII secolo, il conte Fuentes, governatore spagnolo del Ducato di Milano, fece innalzare un’imponente fortezza sulla sommità del Montecchio, al confine con la Valtellina. Il luogo non ricoprì mai, in realtà, una vera funzione militare e per tale ragione venne venduto a privati ed infine smantellato. La sua erezione è tuttavia testimonianza del clima bellico di quegli anni, caratterizzati dalle continue guerre tra Francesi, Spagnoli, Veneziani, Grigioni e Austriaci.

Alla fine del seicento il territorio circostante si presentava come un vasto acquitrino desolato e maleodorante. I primi segni di cambiamento si registrano solo a partire dalla seconda metà del XVIII secolo, con l’apertura delle strade dello Stelvio, del Maloia e dello Spluga e soprattutto con l’inalveamento dell’ultimo tratto del fiume Adda che favorì la bonifica del Pian di Spagna, oggi divenuto la più importante riserva naturale della regione Lombardia.

APPROFONDIMENTI

Colico Ieri e Oggi  di Giovanna Zugnoni

BELLANO – STORIA E GEOGRAFIA

martedì, Novembre 1, 2011 @ 03:11 PM
aggiunto da Bellano

Coordinate: 46°03′N 9°18′E
Altitudine: 202 m s.l.m.
Superficie: 11,31 km²
Abitanti: 3.305[1] (31-12-2010)
Densità: 292,22 ab./km²
Frazioni: Biosio, Bonzeno, Costa, Grabbia, Lezzeno, Ombriaco, Oro, Pendaglio, Pennaso, Pradello, Rivalba, Verginate
Comuni confinanti: Dervio, Parlasco, Perledo, San Siro (CO), Vendrogno

Alla foce del torrente Pioverna, sulla sponda orientale del Lago di Como si adagia Bellano.
In una favorevole posizione che ha consentito e tutt’ora permette il controllo della Valsassina e dei traffici lacustri, il borgo ha sempre rivestito nella storia un ruolo di primaria importanza.
A testimonianza di ciò sono stati frequenti, nel secolo scorso, ritrovamenti di sepolture d’età romana.
Già nel 905 la città risultava essere di proprietà dell’Arcivescovo di Milano, che qui vi aveva fissato una dimora estiva.
La presenza dell’autorità ecclesiastica spiega lo sfarzo della cittadina e in particolare della sua chiesa.

Sull’origine della pieve si è molto discusso, con molta probabilità essa risale all’VII sec. vista anche l’antichità della titolazione ai santi Nazzaro e Celso.
Bellano passò, come tutto il territorio delle valli, sotto il controllo della famiglia dei Torriani e successivamente, con molti contrasti, alla fine del 200, venne ceduto ai Visconti e dal 1370 la città godette del privilegio di formulare statuti propri.

Il borgo tre-quattrocentesco rivestiva una posizione di rilievo nell’area del Lago di Como come testimoniano le antiche mura (oggi perdute), il pretorio, la parrocchiale, i numerosi palazzi patrizi e il porto, il più grande del lago.
Notevole prestigio veniva conferito a Bellano dalla presenza di numerose Scuole Grammaticales che spiegano la frequenza dei saccheggi, celebre quello veneziano.

Nel 1480 il paese fu assegnato con gran parte della riviera a Pietro Dal Verme e alla famiglia Sforza sotto il cui controllo rimase fino al 1530 quando fu ceduto al casato degli Sfondrati.
Questi anni rappresentano il periodo d’oro di Bellano con una fioritura d’arte ben testimoniata nella fabbrica della parrocchiale.
Fino al 1788 rimase sotto il controllo degli Sfondrati pur subendo dure prove come pestilenze, saccheggi e il passaggio dei Lanzichenecchi.

Nel 1834, durante l’occupazione austriaca, venne realizzata la strada a lago.
La cittadina passò sotto il Regno d’Italia nel 1861 e nel 1892 venne inaugurata la prima linea ferroviaria elettrificata del bel paese.
Bellano vide ampliato il suo splendore e assistette a una crescita demografica durante il 1900 quando venne definita la Manchester del Lario con la presenza dei grandi stabilimenti tessili come la filanda Gavazzi e il cotonificio Cantoni.

Con la chiusura delle ultime fabbriche, il paese, che attualmente conta 3400 abitanti, si è vocato al turismo come rinomata meta di villeggiatura, complici anche le peculiarità naturali di cui dispone: uno splendido lungo lago, la gola dell’orrido (tra i luoghi più visitati delle provincie di Como e Lecco) e monumenti storici di rilievo come la chiesa parrocchiale (monumento nazionale).

Data la sua favorevole posizione geografica il paese è un ottimo punto di partenza per le numerose escursioni sul lago e nell’entroterra, dove è possibile in tempi ridotti raggiungere la Valsassina e le vette del monte Legnone, della Grigna e della Grignetta.
Attraverso lo storico sentiero del Viandante sono inoltre possibili collegamenti con tutti i paesi della sponda orientale del lago in una piacevole passeggiata a media montagna.

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